Una delle questioni che si pongono con l’approssimarsi del crollo definitivo del tentativo renziano di instaurare qualcosa di simile a un regime in Italia, è quella dell’alternativa. Molti si chiedono, e taluni lo fanno in buona fede, chi prenderà il posto del buon Matteo. Il fatto che i suoi risultati siano irrisori e i suoi progetti di basso profilo, a partire dalla deformazione della Costituzione repubblicana, con la complicazione non necessaria dei procedimenti legislativi e lo svuotamento indiscutibile delle istituzioni democratiche che ne scaturirebbero, non viene generalmente messo in discussione. “Meglio di niente”, obiettano questi renziani per necessità, fra i quali si contano figure a volte non del tutto trascurabili come Cacciari.

L’horror vacui sembra quindi condizionare queste posizioni. A volte esso viene declinato in termini catastrofici come l’apres nous le déluge di Napolitano. Si tratta evidentemente di posizioni strumentali e che ben poco hanno a che vedere con la realtà, sia istituzionale, che economica, che politica, che sociale del nostro paese per la quale il renzismo ha avuto un significato fin qui complessivamente molto negativo, come dimostrato dai dati sulla disoccupazione, che permane sostanzialmente invariata nonostante il vero e proprio spreco di miliardi di euro portato a termine con gli inutili incentivi alle imprese, per non parlare dei continui cedimenti alle lobbies di ogni genere, ivi comprese quelle brillantemente rappresentati da verdiniani e centristi di vario genere, che portano al permanere dell’evasione fiscale e all’inasprimento della devastazione ambientale, per non parlare della corruzione che continua a caratterizzare negativamente il nostro paese facendone in buona misura un unicum nello stesso occidente capitalistico.

Eppure occorre porsi il problema delle forze destinate a succedere a Renzi, specie qualora il suo blocco di potere si sgretoli rapidamente a seguito dell’auspicabile successo del No al referendum costituzionale (risultato che peraltro non va per nulla dato per scontato e per il quale occorre lavorare duramente nei prossimi mesi). Il principale nodo da sciogliere è rappresentato dalla necessaria convergenza tra le migliori energie della sinistra, finalmente depurata dal poltronismo e dall’opportunismo che l’hanno giustamente screditata fra ampi strati della popolazione, e le migliori energie del Movimento Cinque Stelle, che ha rappresentato indubbiamente un fenomeno di profondo rinnovamento della società italiana, riproponendo, in modo originale ed inedito, quella specificità del nostro paese, del quale andavamo fieri qualche decennio fa.

Se la sinistra deve definitivamente rompere ogni ponte con il Pd, votato, con Renzi ed oltre Renzi, a una politica di sostanziale conservazione sociale, il Movimento Cinque Stelle dovrà chiarire talune ambiguità che presenta il suo programma; ambiguità dovute all’intento, comprensibile ma non giustificabile, di rastrellare voti in tutti i settori politici. Se, come è probabile, il voto consegnerà al Movimento grandi città, a partire da Roma, esito che considero in sé auspicabile e necessario, si dovranno chiarire tali ambiguità, compiendo scelte precise in termini di schieramento sociale e politico e non sarà più sufficiente continuare a gridare all’onestà, che pure rappresenta una conditio sine qua non per ogni rinnovamento e ogni alternativa, in generale e tanto più nell’Italia di oggi.

Per questi motivi e con questa prospettiva invito a votare i candidati della sinistra (De Magistris a Napoli, Fassina a Roma, Basilio Rizzo a Milano, Airaudo a Roma) con l’avvertenza che, qualora essi non pervengano al ballottaggio (il discorso non vale certo per De Magistris per il quale anzi non si esclude una vittoria al primo turno) i voti della sinistra dovranno convergere in tale occasione sui candidati a Cinque Stelle, in particolare Raggi a Roma e Appendino a Torino, ma anche Corrado a Milano. La vittoria di De Magistris e di queste candidate permetterà di aprire una nuova stagione del governo delle grandi città, rispetto alla quale la presenza qualificata di esponenti della sinistra nei consigli comunali (voglio qui ricordare un grande ed esperto combattente come Fabio Alberti a Roma), rappresenterà un pungolo decisivo e un contributo inestimabile al chiarimento delle posizioni per l’alternativa, tenendo presente che quanto sperimentato ed ottenuto sul piano locale preparerà il terreno per la necessaria alternativa a livello nazionale.

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