Quasi 21 milioni di euro. E’ quanto chiede la Corte dei Conti di Roma nei confronti di alcuni imputati nel maxiprocesso a Mafia Capitale e, in particolare, agli ex dirigenti di municipalizzate. Nell’invito a dedurre, una sorta di chiusura inchiesta, i magistrati contabili affermano che a Roma “la cosa pubblica, con riferimento ad intere gestioni, è stata completamente e costantemente deviata dal perseguimento dei fini di interesse generale”, e “indirizzata alla cura di interessi privati illeciti, con conseguente alterazione sia a livello politico sia a livello gestionale, dei processi decisionali”. Tra le 21 persone citate dai giudici della Corte dei Conti per il maxi risarcimento anche l’ex presidente dell’assemblea capitolina, Mirko Coratti, l’ex ad di Ama, Franco Panzironi e l’ex componente sul tavolo per l’immigrazione, Luca Odevaine.
Nel provvedimento i giudici scrivono che l’attività dei 21 è stata finalizzata, a vario titolo, a “facilitare l’aggiudicazione di gare a favore di soggetti economici appartenenti al sodalizio criminale” di Mafia Capitale, a “concorrere alla formazione del consenso politico ed istituzionale necessario alla nomina/conferma ai vertici di singoli apparati amministrativi di soggetti graditi al sodalizio e viceversa per la rimozione di quelli non graditi” e, infine, ad “alterare nel complesso il regolare svolgimento dell’azione amministrativa in favore di interessi privati anche in settori amministrativi volti alla cura del disagio sociale ed economico”.
Tra gli enti pubblici citati nel provvedimento, oltre a Eur Spa, c’è anche il dipartimento tutela ambientale e servizio programmazione e gestione del verde pubblico del comune di Roma, il dipartimento promozione servizi sociali, il dipartimento patrimonio e anche Ama Spa. Adesso le persone raggiunte dal provvedimento avranno 30 giorni di tempo per replicare alle ipotesi accusatorie e fare le loro controdeduzioni.