Nel 2015 la Figc ha varato il nuovo regolamento per procuratori e tra le restrizioni rientrano anche “i rapporti di natura familiare o comunque di parentela” con soggetti che lavorano in federazione. Se l'ex ct venisse nominato, quindi, suo figlio decadrebbe. Tavecchio ha deciso di chiedere un parere alla Corte federale
La terza avventura di Marcello Lippi in azzurro non ci sarà. Almeno per ora. Niente nomina a direttore tecnico della nazionale: l’investitura è congelata. Il ritorno, l’ennesimo dell’ex ct campione del mondo, è bloccato da un conflitto di interessi con l’attività del figlio Davide: procuratore di calciatori da sempre, anche in passato quando il padre allenava l‘Italia. Ma adesso il regolamento della Figc è cambiato, e tra i due incarichi potrebbe esserci incompatibilità. Materia molto delicata, che ha indotto Carlo Tavecchio a chiedere un parere alla Corte federale. Fino ad allora tutto fermo: l’Italia del futuro al momento deve accontentarsi di Giampiero Ventura come successore di Conte.
Carlo Tavecchio aveva pensato a Lippi come nuovo dt della nazionale: un grande nome, di esperienza e spessore, da affiancare a Ventura. Suo figlio Davide, però, lavora da anni nel mondo del calcio. Prima consulente della Gea di Alessandro Moggi (altro “figlio d’arte”), poi in proprio: dal 2007 è presidente del Reset Group, agenzia che cura la procura di vari calciatori italiani, in primis Giorgio Chiellini, ma anche Politano del Sassuolo o Caprari del Pescara. Non sarebbe inopportuno che suo padre diventasse il coordinatore di tutte le rappresentative azzurre? “Dal punto di vista morale io non ho remore”, risponde Tavecchio. Ma da quello giuridico è un’altra storia.
In passato non c’erano stati problemi (qualche polemica sì, in verità). Nel 2015, però, la Figc ha varato il nuovo regolamento per procuratori, che all’art.3 comma 2 stabilisce che “non possono svolgere l’attività di procuratore tutti coloro che ricoprano cariche o abbiano rapporti professionali o di qualsiasi altro genere nell’ambito della Figc”. Fin qui il testo è abbastanza vago (“rapporti di qualsiasi altro genere” può essere tutto e niente) e lascerebbe uno spiraglio. Ma è stata proprio la Federazione a darsi “la zappa sui piedi”, specificando nel commentario al regolamento che nella restrizione rientrano anche “i rapporti di natura familiare o comunque di parentela”. Norme alla mano, l’incompatibilità sembra chiara: se Lippi venisse nominato, suo figlio Davide sarebbe a rischio decadenza. E a tali condizioni il padre non può accettare l’incarico.
Nessuno se n’era accorto in Figc e questa svista abbastanza grossolana complica ulteriormente il percorso di costruzione dell’Italia che verrà dopo Euro 2016. Nella travagliata scelta del nuovo ct, Lippi sembrava rappresentare l’unica certezza per il futuro. Ora la situazione si è ribaltata e la sua posizione è appesa a un filo. In particolare al parere della Corte Federale, a cui Tavecchio ha deciso di rivolgersi per evitare altri passi falsi. Per questo la Federazione prende tempo: se ne riparlerà al ritorno dalla Francia. “La priorità era il ct”, spiega Tavecchio, che fa capire di non avere alternative e di puntare ancora tutto su Lippi. Si cerca un escamotage per far passare la sua nomina, anche se non si capisce come il parere possa essere positivo. In caso contrario, qualcuno sarà costretto al passo indietro: o il figlio Davide, o proprio il padre Marcello. Il suo primo ritorno in azzurro ai Mondiali 2010 era stato un disastro. Il secondo potrebbe non esserci mai.