L’ipotesi investigativa è che entrambe le persone in lista possano aver acquisito voti in cambio di promesse di inserimento nel programma lavorativo Garanzia Giovani, finanziato dalla Regione
Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. E’ questa l’ipotesi di reato alla base del decreto di perquisizione eseguito presso le abitazioni e le sedi dei comitati elettorali di due candidate del Partito democratico. Si tratta di Anna Ulleto, candidata Pd al Consiglio comunale, e di Rosaria Giugliano, candidata per la municipalità Mercato-Pendino, nel centro storico di Napoli. La Ulleto ha ottenuto circa 2.200 voti e quindi sarebbe risultata quasi certamente eletta (l’attribuzione dei seggi avverrà solo dopo il ballottaggio alla luce dell’eventuale premio di maggioranza se uno dei due candidati superasse il 60 per cento). A presentarsi a casa delle esponenti dem sono stati i carabinieri, nell’ambito di un’inchiesta della procura di Napoli. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Alfonso D’Avino, della sezione reati contro la Pubblica amministrazione, e condotta dal pm Francesco Raffaele. L’ipotesi investigativa è che entrambe le donne possano aver acquisito voti in cambio di promesse di inserimento nel programma lavorativo Garanzia Giovani, finanziato dalla Regione. Oltre alle due candidate Pd, secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, ci sarebbero altri indagati: complessivamente sarebbero cinque o sei le iscrizioni nel registro degli indagati.
Poche ore dopo la perquisizione, la stessa Ulleto ha rotto il silenzio e si è autosospesa dal partito. “Nel rispetto dei miei elettori, di chi ha creduto in me e del mio partito, comunico la decisione di autosospendermi dal Pd fino a quando questa vicenda che ha segnato in negativo la mia vita non sarà definitivamente chiusa”, ha scritto sul suo profilo Facebook la candidata al consiglio comunale. “Sono delusa e amareggiata per quanto successo in queste ore – ha aggiunto – Ho deciso di non restare in silenzio perché chi ha la coscienza a posto deve sempre metterci la faccia. Consapevole che la verità viene sempre a galla e su questo confido ciecamente nel lavoro della magistratura, nei confronti della quale nutro profondo rispetto e stima. E ribadisco la mia disponibilità e collaborazione perché sono estranea a qualsiasi accusa”.
La perquisizione in questione e l’indagine della Procura non sono le prime vicende giudiziarie che hanno coinvolto il Partito democratico partenopeo prima e durante le elezioni amministrative del 5 giugno. A 72 ore dall’esito delle urne, infatti, il sito Fanpage ha pubblicato un video che documenta presunti brogli e movimenti sospetti fuori dai seggi in alcune zone della città. Su questa vicenda il Movimento 5 stelle ha già annunciato che presenterà un esposto in Procura affinché sia fatta assoluta chiarezza su quanto accaduto. Al momento, tuttavia, l’indagine dei pm per corruzione elettorale e il filmato di Fanpage non possono essere messi in nessuna correlazione tra loro. La stessa testata online, si ricorderà, aveva già mostrato cosa era accaduto fuori dai seggi cittadini il 6 marzo scorso, quando i napoletani furono chiamati a scegliere il candidato sindaco del Pd. Vinse Valeria Valente (che non è arrivata neanche al ballottaggio), ma le telecamere nascoste mostrarono promesse di denaro in cambio di voti in favore dell’esponente renziana, oltre alla presenza di personaggi vicini a Nicola Cosentino a tirare la volata alla Valente. Anche tre mesi fa da più parti fu chiesto di fare chiarezza. Oggi, però, sono arrivati direttamente i carabinieri. Non nella sede del Pd, come emerso in un primo momento, ma a casa di due nomi scelti dal partito di governo per farsi rappresentare nel capoluogo campano.
A smentire la notizia della perquisizione all’interno della sede cittadina è stato il segretario del Pd metropolitano Venanzio Carpentieri: “Apprendo la notizia dell’avvenuta perquisizione presso la sede del Pd metropolitano di Napoli, devo però evidenziare che, pur non essendo stato presente oggi personalmente negli uffici, ho potuto verificare dai nostri dipendenti presenti in ufficio per tutto il giorno che tale attività non ha avuto luogo. In ogni caso – ha aggiunto Carpentieri – qualora ci dovessero essere elementi meritevoli di approfondimento, il Pd di Napoli darà la massima collaborazione alle autorità inquirenti nelle operazioni di verifica di eventuali illeciti legati alle operazioni elettorali”. A stretto giro di posta la presa di posizione della vicesegretaria Pd Debora Serracchiani: “Se saranno riscontrati i fatti su Napoli riportati dalle agenzie di stampa, il Pd sarebbe parte lesa rispetto a certi comportamenti – ha detto – Auspico che la magistratura faccia il più presto possibile chiarezza su una vicenda che, se provata, va condannata e punita senza se e senza ma”.
Nel frattempo, i democratici di Napoli provano comunque a continuare la loro azione politica. L’assemblea cittadina, infatti, si riunirà venerdì per analizzare il voto in città e nella provincia e per discutere della posizione del partito in vista del ballottaggio del prossimo 19 giugno a Napoli, da cui il Pd è escluso. L’appuntamento è alle 17 all’Hotel Ramada di Napoli. Tutto ciò prima della notizia della perquisizione.