Il coinvolgimento del primo cittadino nel fascicolo sui danni causati dall’esondazione del torrente Baganza era nell'aria da settimane. A maggio è stato sospeso dal Movimento 5 Stelle per avere tenuto nascosto l’avviso di garanzia per abuso d’ufficio per le nomine al Teatro Regio
Dopo il caso delle nomine del Teatro Regio, un’altra inchiesta travolge il sindaco Federico Pizzarotti. Il primo cittadino di Parma è stato iscritto nel registro degli indagati per l’alluvione che il 13 ottobre 2014 aveva colpito la città mandando sott’acqua interi quartieri e provocando un danno di oltre 100 milioni di euro. Il reato ipotizzato per Pizzarotti, che in quanto sindaco è la massima autorità di protezione civile a Parma, è di disastro colposo. Insieme a lui sono indagati per lo stesso reato il comandante della polizia municipale Gaetano Noè, il direttore dell’agenzia regionale di protezione civile Gabriele Mainetti, l’ex responsabile del servizio tecnico di bacino Gianfranco Larini e l’ex capo del servizio di protezione civile della Provincia Gabriele Alifraco. Come riporta la Gazzetta di Parma, l’iscrizione al registro è dell’inizio della settimana scorsa, ma a differenza della vicenda del Regio il primo cittadino e i quattro dirigenti indagati non hanno ricevuto un avviso di garanzia, anche se il possibile coinvolgimento del primo cittadino nell’inchiesta era nell’aria da settimane, come anticipato da ilfattoquotidiano.it.
Pizzarotti proprio in queste ore sta rientrando da un viaggio istituzionale in Cina. Dal 13 maggio scorso è stato sospeso dal Movimento 5 stelle proprio per avere tenuto nascosto per quasi tre mesi l’avviso di garanzia per abuso d’ufficio che riguarda le nomine dei vertici del teatro cittadino. Se già le speranze di ricucire con i vertici Cinque stelle erano poche, questa nuova inchiesta potrebbe aggravare la sua posizione e aprire direttamente la strada per la sua espulsione.
Il fascicolo per disastro colposo sull’alluvione era stato aperto dal pm Paola Dal Monte pochi giorni dopo l’alluvione. Le indagini, svolte da polizia municipale e corpo forestale, si sono concentrate sul sistema di allerta e di messa in sicurezza della zona sommersa dall’esondazione del torrente Baganza durante e nei giorni precedenti l’alluvione, e in particolare sugli interventi non fatti che avrebbero potuto limitare i danni del disastro. Le inadempienze potrebbero riguardare non solo il Comune, ma anche la Provincia e la Regione. Tra gli elementi sotto i riflettori, i lavori sul Baganza, la mancata pulizia del letto del corso d’acqua, gli argini non rinforzati e gli insediamenti abusivi in riva al torrente. C’è anche la cassa di espansione mai realizzata nonostante fosse da anni attesa in città e ora inserita nell’elenco di opere del piano “Italiasicura”.
Si indaga anche sulle procedure di allarme seguite dalla Protezione civile nei giorni precedenti l’alluvione, per capire se il Comune abbia messo in atto le azioni necessarie per evitare con tempestività il danno, o se ci siano stati ritardi nelle comunicazioni, come in parte già era emerso nei giorni successivi al 13 ottobre. Sotto i riflettori allora era finito un fax inviato dalla prefettura sabato 11 ottobre e protocollato dal Comune solo lunedì 13, il giorno dell’esondazione. Il sindaco all’epoca aveva spiegato che si trattava solo del 144esimo avviso dalla Regione da inizio anno e che l’allarme era di livello minimo, mentre che il pre-allarme e l’allarme erano arrivati in Protezione civile in ritardo, quando ormai la città era già sott’acqua. Saranno gli inquirenti a far luce sulle eventuali falle della macchina dell’emergenza e a chiarire quali e di chi siano state le responsabilità.
Da Parma però il procuratore capo Antonio Salvatore Rustico non smentisce né conferma l’iscrizione nel registro degli indagati di Pizzarotti e dei quattro dirigenti in quanto al momento non vi sono atti ufficiali suscettibili di comunicazione. “Non intendo escludere né confermare la notizia, non ho nulla da dire in merito” ha detto ai giornalisti in mattinata durante un incontro. Il procuratore ha anche annunciato l’apertura di un fascicolo “per rivelazione di segreti d’ufficio ai sensi dell’articolo 326 del codice penale, a carico del pubblico ufficiale che possa aver dato tali notizie, vere o false che siano”.
Non si è fatta attendere la risposta del diretto interessato, che ha diramato una nota ufficiale per dire la sua sulla questione. “Apprendo dagli organi di stampa che sarei iscritto, insieme ad altre persone di diverse istituzioni, nel registro degli indagati per l’indagine relativa all’alluvione dell’ottobre 2014” ha scritto Pizzarotti. Che poi ha sottolineato come, “pur non volendo entrare nel merito dell’indagine, di cui non conosco gli sviluppi” sia “doveroso ricordare che, se non si sono registrate vittime né danni alle persone, ma soltanto danni materiali in una circostanza così eccezionale e imprevedibile (un evento del genere non si presentava da oltre cento anni), ciò si deve anche alla straordinaria risposta della città, in primo luogo della protezione civile, che prontamente ha fatto fronte alla situazione, insieme ai volontari accorsi numerosi”. Il primo cittadino della città emiliana ha anche ricordato ciò che è successo dopo l’alluvione: “In meno di una settimana la vita dei quartieri Montanara e Molinetto, colpiti dall’alluvione del torrente Baganza, è tornata alla normalità – ha aggiunto – Le strade erano tutte percorribili e le scuole aperte, con la sola eccezione di un asilo nido gravemente danneggiato. Detto ciò, attendo gli sviluppi della situazione e mi rendo ovviamente disponibile per dare alla Magistratura tutte le risposte del caso, come responsabile della protezione civile, in quanto sindaco di Parma”.
Aggiornato da Redazione Web alle 19.45 del 8 giugno 2016