Cronaca

Giulio Regeni, familiari contro i professori di Cambridge: “Delusi dal loro rifiuto a collaborare alle indagini”

Tramite rogatoria internazionale, la Procura di Roma ha interpellato i professori dell'Università di Cambridge che avevano lavorato con il giovane ricercatore friulano. Ma si è scontrata con il secco "no comment" del prestigioso ateneo: "Gli studi di Regeni sui sindacati egiziani rimangono confidenziali"

Dispiacere e delusioni, da parte dei familiari di Giulio Regeni, “per il rifiuto opposto dai professori di Cambridge” di rispondere alle domande inviate dalla Procura di Roma, con richiesta di rogatoria internazionale, nell’inchiesta relativa all’uccisione del giovane triestino, ricercatore all’Università di Cambridge. Un “no comment” anche da parte di Maha Abdelrahman, supervisor della tesi di dottorato di Giulio Regeni. Gli studi di Regeni sui sindacati egiziani rimangono confidenziali: “Non parlo con le autorità italiane”, ha detto Abdelrahman, che era già stata sentita in Italia, dopo i funerali del ragazzo a Fiumicello. La donna, egiziana trapiantata nel Regno Unito e definita una dissidente dal governo di Al Sisi, anche in quella occasione aveva preferito non riferire particolari sui colloqui avuti con Regeni al Cairo.

“Alla comunità universitaria di Cambridge – dicono i Regeni – avevamo affidato con fiducia e sacrificio nostro figlio Giulio e da questa comunità accademica ci aspettavamo la massima e concreta solidarietà e dunque la totale collaborazione nelle ricerca della verità circa le circostanze del suo sequestro e della sua atroce uccisione avvenuta al Cairo mentre svolgeva attività di ricerca per l’università”. I genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni rinnovano quindi il loro appello “affinché tutti, senza omertà di sorta, s’impegnino sinceramente e fattivamente per fare emergere la verità sul barbaro omicidio di Giulio e collaborino a tal fine con la procura di Roma nella quale ripongono la massima fiducia. Chi crede nel rigore della ricerca, nel dovere della solidarietà, nella tutela dei diritti umani – concludono – non può sottrarsi al dovere morale e civile di contribuire alle indagini”.