L'ex leader no global, oggi dirigente di Si, si è visto negare il beneficio e dovrà scontare ai domiciliari una condanna per occupazione abusiva: "Non si escludono collegamenti con la criminalità organizzata e non". Ma senza alcun elemento di fatto. L'ex leader dei Disobbedienti: "A Berlusconi li hanno dati". Interrogazioni in Parlamento
Due pagine d’informativa che si concludono con una frase scritta in neretto: “Non si possono escludere a priori collegamenti con la criminalità organizzata e non”. È il contenuto della relazione spedita il 25 maggio scorso dalla questura di Palermo al tribunale di sorveglianza di Venezia. Ma nonostante quella frase finale, quell’informativa non riguarda un presunto affiliato a Cosa nostra e nemmeno un boss di mafie straniere che ha trovato riparo in Sicilia. Al contrario l’uomo a cui è dedicata la relazione della questura siciliana è Luca Casarini, storico leader del movimento No Global, dal 2012 residente a Palermo, dove è diventato un dirigente di Sinistra Italiana. È per lui che gli investigatori palermitani non se la sentono di escludere “collegamenti con la criminalità organizzata”, che in Sicilia, altro non è che Cosa nostra. “Dicono sia una frase di rito con la quale concludono le informative, tipo cordiali saluti, ma io la trovo davvero infamante: sia perché ho sempre combattuto Cosa nostra, ma anche perché a Palermo nel quartiere dove abito c’è davvero gente agli arresti domiciliari per reati di tipo mafioso”, dice Casarini al ilfattoquotidiano.it.
L’ex leader dei “Disobbedienti” è stato di recente condannato in via definitiva a tre mesi di carcere per l’occupazione di una casa popolare a Marghera: aveva dunque chiesto l’affidamento ai servizi sociali, assistendo i migranti ospiti della chiesa Valdese di Palermo. “Un’esperienza – dice – che sarebbe servita a loro ma anche a me: con i tempi che corrono tutti qui dovremmo dare una mano per l’accoglienza dei migranti”. Dal tribunale di sorveglianza veneto, però, è arrivato il pollice verso: niente servizi sociali per Casarini, che dovrà invece scontare quei tre mesi agli arresti domiciliari. Il motivo? I suoi numerosi precedenti penali, tutti legati all’attività politica, messi genericamente nero su bianco dalla questura palermitana in quella relazione chiesta dal tribunale di sorveglianza di Venezia. “Premesso che i reati non possono essere considerati tutti uguali, io non ho niente di cui pentirmi: se fai un certo tipo di attività politica sai che puoi beccarti condanne penali – dice Casarini – Ho preso un anno per aver bloccato quel treno carico di armi per la guerra in Iraq e lo rifarei ancora, manifesterei contro la fiera del Biotech a Genova ancora con don Gallo, come allora, anche se mi è costato un altro anno, sono stato espulso dal Messico, dall’Israele e dalla Colombia ma rifarei tutto”.
Un vero e proprio caso quello dell’ex leader no global che adesso approda anche in parlamento. “Luca Casarini non ha rubato, non ha corrotto, non ha imbrogliato nessuno: oggi negargli la possibilità di scontare la pena ai servizi sociali, aiutando gli altri, è l’ennesima riprova di un sistema della giustizia italiana forte con i deboli e debole coi forti”, dice Erasmo Palazzotto, primo firmatario di una interrogazione parlamentare ai ministeri dell’Interno e della Giustizia sulla vicenda. “La relazione della questura di Palermo sulla pericolosità sociale di Casarini – continua il parlamentare di Sinistra Italiana – parla esplicitamente di possibili relazioni con la criminalità organizzata e pretendiamo di sapere a cosa si riferisca. In Sicilia certe parole hanno un peso, non si possono utilizzare con leggerezza”. Intanto il leader movimentista attende che arrivino a notificargli l’ordine di carcerazione nella sua stessa abitazione. “Se penso che a Berlusconi con una condanna a 4 anni i servizi sociali li hanno dati mi arrabbio – commenta Casarini – ma soprattutto mi arrabbio perché questi tre mesi avrebbe avuto più senso dedicarli agli altri invece di stare chiusi in casa: mi chiedo che fine abbia fatto la famosa funzione sociale della pena”. Stupiti per la vicenda anche gli operatori della chiesa Valdese di Palermo. “Quando ho comunicato l’esito negativo dell’affidamento mi hanno detto: è incredibile, qui da noi ai servizi sociali c’è gente condannata anche per rapina a mano armata”.