“E’ stato Titò a uccidere Fortuna”. C’è un’altra teste che accusa Raimondo Caputo dell’omicidio di Fortuna Loffredo (leggi), la bimba di sei anni morta il 24 giugno 2014 a Caivano (Napoli), dopo essere stata gettata dal terrazzo dell’ottavo piano della palazzina isolato 3 del Parco Verde dopo un tentativo di stupro.

A puntare il dito contro l’uomo è la ragazzina di 13 anni (leggi) che aveva ricevuto le confidenze della maggiore delle tre figlie di Marianna Fabozzi, compagna di Caputo, in carcere con l’accusa di concorso in violenza sessuale insieme a Caputo ai danni di una delle figlie e indagata per la morte del figlio Antonio Giglio, il bambino di 4 anni morto il 27 aprile 2013, anche lui dopo essere precipitato dalla finestra dell’abitazione dei nonni materni, al settimo piano dell’isolato 3 del Parco Verde (leggi). La ragazzina è stata ascoltata in una stanza del tribunale di Napoli Nord, ad Aversa (Caserta), nel corso dell’incidente probatorio effettuato nell’ambito delle indagini (leggi). All’esame, oltre al gip e al pm Claudia Maone, erano presenti i genitori e i nonni di Fortuna, il 44enne Raimondo Caputo, unico indagato attualmente in carcere per il delitto, e Marianna Fabozzi, madre delle tre bimbe che nel maggio scorso furono interrogate e confermarono la circostanza di aver subito abusi da Caputo; la più grande delle tre inoltre raccontò gli ultimi momenti di vita di Fortuna, sua amichetta del cuore, e di come “Titò” (nomignolo di Caputo, ndr) l’avesse prima provata a violentare e poi l’avesse gettata dalla terrazza all’ottavo piano. Accuse confermate oggi.

Dal canto suo Caputo ha reso dichiarazioni spontanee accusando del delitto la compagna, che era presente, e la prima figlia della donna, amichetta del cuore di Fortuna. “Non è vero niente, non sono stato io a uccidere Fortuna, ma sono state la mia compagna e la figlia”. Caputo non ha fatto scena muta, questa volta, a differenza di quanto avvenuto nel primo incidente probatorio. Nel corso dell’interrogatorio sono stati fatti anche altri nomi, come quello della madre della compagna di Caputo, ma la testimone non ha riferito circostanze rilevanti. Ora tocca ai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli Nord, che – dopo avere acquisito i risultati emersi da quest’ultimo incidente probatorio – potrebbero emettere un avviso di chiusura delle indagini già nei prossimi giorni.

“Quest’accusa non ci tocca. Ci riserviamo però all’esito delle indagini di querelare per calunnia Caputo”. Ha replicato alle parole del presunto killer, l’avvocato Salvatore Di Mezza che assiste la compagna di Raimondo Caputo. “Dopo quest’esame esiste una verità processuale mentre le dichiarazioni di Caputo non sono credibili perché non sono circostanziate. Ci faccia conoscere i dettagli di quello che dice”, ha detto l’avvocato Gennaro Razzino, legale di Domenica Guardato, madre di Fortuna.

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