“Un pater, un’avemaria, un credo, due ti offendono, tre ti difendono, il padre, il figlio e lo spirito santo, pigliata d’occhio non passa più avantiˮ: la tiritera recitata tre volte dallo sciamano del posto serviva a levare il malocchio alle donne che per qualche motivo non riuscivano più ad allattare. Questo è solo un esempio tra i tanti estrapolabile dalla fitta teoria di formule e riti magici elencati nel saggio Sud e Magia di Ernesto di Martino, etnologo, antropologo e storico delle religioni, considerato forse il massimo esperto di folklore e religioni del Mezzogiorno d’Italia.

51pcqXXni9L._SX318_BO1,204,203,200_Il volume è stato ristampato di recente, in occasione del cinquantenario della morte dell’autore, con l’aggiunta di numerosi documenti recuperati dai curatori Fabio Dei e Antonio Fanelli. Dal 1952 al 1959 di Martino condusse leggendarie spedizioni etnografiche in Lucania e in Puglia, a capo di un’equipe interdisciplinare di studiosi. Terre allora (e in parte ancora oggi) grondanti di superstizioni e mitologie popolari; terre vergini e terre sacre, ma di un sacro frammisto al pagano. Non a caso, di lì a breve, Pasolini avrebbe ambientato a Matera, prossima capitale europea della cultura, il suo Il vangelo secondo Matteo.

Nel testo, l’autore abbandona l’approccio descrittivo dei lavori precedenti per rendere la cultura popolare un problema autenticamente storico, ponendola in relazione alle dinamiche sociali di cui è partecipe. Quindi il mondo popolare e quello cosiddetto colto non sarebbero concorrenziali tra loro in una stessa civiltà religiosa, ma un’unica storia, resa concreta dalla continua valutazione della sua dimensione sociologica. Fascinazione, malocchio, possessione, fattura, esorcismo: termini largamente diffusi tra i contadini, nello specifico di Albano Lucano, di Pisticci e Ferrandina, ma certamente anche di altre regioni non oggetto della ricerca. “Sud e magia” si propone di determinare la misura e i limiti entro cui la vita culturale del sud partecipa consapevolmente alla grande alternativa della civiltà moderna; un sud non visto come una designazione prettamente geografica, ma politica e sociale. In pratica, l’impostazione gramsciana.

La ricerca di De Martino muove dall’esplorazione etnografica delle sopravvivenze di magia cerimoniale in Lucania, con l’intento di determinare le strutture delle tecniche magiche, la loro funzione psicologica e il regime che ne favorisce il perdurare. Successivamente si passa a studiare il rapporto tra queste permanenze e il cattolicesimo, evidenziando passaggi, raccordi, sincretismi e compromessi che legano la bassa magia extra-canonica alla liturgia ufficiale. Un panorama a prima vista disgregato, contraddittorio ma che, a un esame più attento, rivela come a tenere insieme elementi così eterogenei sia la richiesta di protezione psicologica dalla potenza del negativo nella vita quotidiana. Il terzo momento della ricerca analizza infine l’irrilevante partecipazione della cultura illuministica meridionale alla polemica antimagica da cui è nata la civiltà moderna.

Come si intuisce, insomma, parliamo di un saggio per cultori della materia che può interessare benissimo un tipo di lettore medio disincantato che vuole addentrarsi nella moltitudine di riti arcaici, filastrocche, scongiuri e richiami al sacro, adoperati in maniera massiccia e sistematica da popolazioni più che altro alle prese con ignoranza, precarietà di beni elementari per la sopravvivenza e una gravissima incertezza riguardo all’immediato futuro. Per concludere, una chicca. Avete problemi a fare innamorare qualcuno che non vi fila nemmeno per sbaglio? Niente paura.

Basta preparare un filtro con tre stille di sangue ottenuto puncicando il mignolo della mano sinistra; si aggiunga un ciuffo di peli pubici o ascellari; si faccia seccare l’intruglio al forno e si trasporti la polverina così ottenuta in chiesa. Al momento dell’elevazione mormorate la formula “sangue di Cristo, demonio, attaccami a questo/a, tanto lo devi legare che di me non si deve scordareˮ et voilà, la polvere è consacrata e pronta a essere versata alla prima occasione utile nella bevanda che l’inconsapevole vittima si appresta a tracannare. Fall in love, con la magia delle tradizioni. Al sud ci si innamorava anche così.

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