Il borsino dei pronostici lascia poche chances di vittoria: il titolo continentale se lo giocheranno i padroni di casa, i campioni del mondo in carica e i detentori del titolo. In seconda fila Croazia, Inghilterra e Belgio. Dietro tutte le altre, tra cui la nazionale di Antonio Conte: nonostante la finale di 4 anni fa, gli azzurri sono considerati outsider
La prima volta dell’Europeo a 24 squadre riserverà una nuova sorpresa? Più partite e maggiori chance di passare il turno favoriscono certamente le nazionali ‘minori’, pronte a stupire. Eppure tra la Francia che ha dalla sua il fattore campo e le potenzialità di Germania e Spagna, il discorso sembra essere davvero chiuso. Ma la storia degli ancora giovani campionati europei ha insegnato – dalla Cecoslovacchia di Panenka alla Danimarca fino alla Grecia – che sognare è possibile. Dal 10 giugno lo faranno tante nazionali, movimenti in crescita e in cerca di un assolo per certificare il buon lavoro svolto. Il Belgio in primis, ma anche Austria, Svizzera e Polonia. E poi ci sono le stelle come Ibrahimovic e Cristiano Ronaldo alla loro ultima chance di vincere per il proprio Paese, senza dimenticare l’ultima competizione ufficiale di livello per la Russia prima della Coppa del Mondo da giocare nelle proprie città. La tradizione di Italia e Inghilterra completa il quadro assieme alla leggerezza con cui scenderanno in campo Islanda e Albania. Tutte all’attacco delle tre favorite.
TRE BIG PER UN TROFEO
In pole position scatta la Francia, che alla qualità abbina il fattore campo. Il 4-4-3 di Didier Deschamps appare solido e ha dato forza a una nazionale sempre ‘a un passo da’ nell’era Domenech e spenta sotto la guida di Laurent Blanc. I Bleus hanno grande affidabilità difensiva grazie all’esperienza di Evra e Sagna, oltre al contributo in copertura di Kanté che sostituirà l’infortunato Lassana Diarra. Poi dalla metà campo in su lasciano cantare la classe di Paul Pogba e Antoine Griezmann, che insieme ad André-Pierre Gignac, rinato in Messico, sosterranno Olivier Giroud, prima punta designata dopo il caso Benzema. Assieme ai galletti, che contano tra i convocati anche Martial e Coman, un ruolo da protagonista lo rivestirà la Germania. Si presenta in Francia a due anni di distanza dalla vittoria ai Mondiali. Le aspettative sono le stesse, la forza pure. Anche se la storia rema contro la Mannschaft: solo due volte i campioni del mondo hanno vinto l’Europeo successivo (la Francia nel 2000 e la Spagna nel 2012). Il primo test vero per la nazionale di Joachim Löw sarà nei gironi contro la Polonia, contro cui ha faticato nelle qualificazioni. Dal centrocampo in su, la Germania fa paura (Khedira, Kroos, Götze, Ozil, Schürrle, Müller) mentre in difesa bisognerà pesare l’assenza di Rudiger e la tenuta di Hector, unico punto interrogativo visto che davanti a Neuer agiranno Boateng e Hummels. A contendere ai campioni del mondo lo scettro della regina d’Europa ci sarà anche la Spagna, che non ha intenzione di cedere un trofeo custodito a Madrid dal 2008. Le Furie Rosse devono aprire un nuovo ciclo: senza Xavi ma con Koke, oltre alla grande attesa per Alvaro Morata. Quella di Vicente del Bosque è una squadra che può andare lontano – forte ancora di un grande mix tra giovani e vecchia guardia – ma deve partire forte, vista la qualità del proprio girone composto da Croazia, Repubblica Ceca e Turchia.
CI PROVANO ANCHE LORO
Quella Croazia che ripone grande fiducia in questi Europei per riscattare la cocente delusione brasiliana dove venne eliminata ai gironi, stesso destino dell’ultimo campionato continentale. Questa volta la storia potrebbe essere molto diversa. La nazionale, affidata nove mesi fa ad Ante Cacic dopo la sconfitta contro la Norvegia, ha talento e qualità fisiche per fare davvero bene. Se la difesa regge l’assenza di Lovren, voluta dall’intransigente ct per motivi personali, i sei di centrocampo e attacco hanno pochi rivali per completezza e tasso tecnico: dagli interisti Brozovic e Perisic, passando per gli altri ‘italiani’ Kalinic e Mandzukic fino alle stelle Rakitic e Modric, la Croazia ha le carte in regola per far strada come accadde nel 2000, proprio in Francia. Coltiva la stessa speranza – come sempre – l’Inghilterra. Sarà questa la volta buona per i sudditi di Sua Maestà? Roy Hodgson gode di tanta abbondanza in attacco. Tanto per capirci: il giovanissimo Rashford, classe 1997, e Wayne Rooney, potrebbero sedersi in panchina per far spazio alla coppia Jamie Vardy e Harry Kane, che hanno acceso la sfida tra Leicester e Tottenham con i loro 49 gol. L’Inghilterra ha ampia scelta anche dietro ai centrali Cahill–Smalling, dove Hodgson ha a disposizione Foster e Hart. Non avrà dubbi, invece, Marc Wilmots nello schierare Courtois tra i pali del Belgio. Dopo i quarti di finale raggiunti in Brasile, il primo posto nel ranking Fifa fino allo scorso aprile, la generazione dorata trasformerà le promesse in trofei? I gol di Lukaku, il talento di De Bruyne e Witsel, la voglia di riscatto di Mertens e Hazard dopo una stagione difficile nei propri club: gli ingredienti ci sono tutti.
POSSIBILI SORPRESE
Se si trasformeranno in una vera pretendente per la finale di Parigi lo capirà subito l’Italia, inserita nel girone con i Diavoli Rossi e la Svezia, altra mina vagante. Il gruppo della morte chiarirà il ruolo degli azzurri, in Francia da finalista nell’ultima edizione ma declassata a possibile sorpresa alla pari di Ibrahimovic e compagni, Portogallo e Svizzera. Dopo gli Europei, saluteranno la nazionale sia il commissario tecnico Erick Hamrén sia Zlatan Ibrahimovic: ecco perché vorrebbero fare strada. Sulla carta la Svezia non ha alcuna chance, ma l’ex punta di Milan e Inter ha già fatto la differenza nei playoff e in Francia sbarcheranno al suo fianco molti dei talenti che hanno vinto il campionato Under 21 nel 2015, tra cui il difensore Lindelöf e la punta del Celta John Guidetti, probabile partner d’attacco di Ibrahimovic. È una delle stelle dell’Europeo assieme a Cristiano Ronaldo, anche lui probabilmente all’ultima chance di conquistare un trofeo con il Portogallo. I lusitani hanno subito appena 5 gol nelle qualificazioni, forti dell’esperienza di Pepe e Ricardo Carvalho oltre alla solidità di Rui Patricio, reduce da una grande stagione con lo Sporting Lisbona. Nani ed Eder accompagneranno CR7 in attacco per cercare di avvicinare il più possibile la finale ottenuta in casa nel 2004. Altra eterna incompiuta è la Svizzera, in crescita da anni ma incapace di compiere il passo decisivo. In Brasile mise in crisi l’Argentina, in Francia punta a stupire fin dai gironi – mai superati – dove dovrà affrontare proprio i padroni di casa. Il ct Petkovic ha lasciato a casa Gokhan Inler, uno dei simboli della crescita degli elvetici, potendo contare sul talento di Granit Xhaxa, appena passato dal Borussia Monchengladbach all’Arsenal, e di Xherdan Shaqiri, transitato senza troppa fortuna dall’Inter prima di ritrovarsi allo Stoke City. Ci saranno anche gli ‘italiani’ (o ex) Lichtsteiner, Dzemaili e Behrami per tentare la trasformazione da una squadra di medio-alto livello a nazionale da ricordare.
IN CERCA DI GLORIA
Quella che la Russia cercherà di diventare in casa nel Mondiale 2018. L’Europeo rappresenta quindi una tappa fondamentale, anche se la generazione più promettente pare essersi dissolta con il passare degli anni e difficilmente farà parte del gruppo che tenterà l’impresa negli stadi di casa. Intanto in Francia il ct Leonid Sluckij, subentrato a Fabio Capello, avrà a disposizione la nazionale con l’età media più alta e dovrà ovviare alle consuete carenze in fase difensiva e all’assenza di Alan Dzagoev, il più talentuoso dei suoi. Tutte le chance sono affidate a tre uomini: Artem Dzyuba, Fedor Smolov e Aleksandr Kokorin, promessa mai definitivamente sbocciata. In cerca di gloria c’è anche l’Austria, rivelazione durante le qualificazioni. La squadra è solida, ha esperienza e nulla da perdere alla sua prima partecipazione conquistata sul campo. Gli uomini di Marcel Koller hanno dominato il proprio girone e potranno contare sull’esperienza di Alaba, oltre ai gol di Marc Janko e alla seconda giovinezza dell’ex nerazzurro Marko Arnautovic. Pressing alto e verticalizzazioni rapide fanno il resto, assieme alla durezza di Garics, Hinteregger, Dragovic e Klein davanti al portiere Almer.
Inserita nel girone del Portogallo, l’Austria rischia di sorprendere davvero. Sempre nel gruppo F, spera anche la microscopica Islanda, al culmine di un progetto di sviluppo che ha permesso alla terra dei geyser di affacciarsi nell’élite europea del calcio dopo la delusione nei play-off per la Coppa del Mondo e il riscatto contro l’Olanda nelle qualificazioni. Discorso simile per la nazionale albanese guidata da Gianni de Biasi e che vedrà protagonista tanti giocatori di A, da Berisha a Hysaj passando per Memushaj e Ajeti. L’Albania si giocherà con la Romania un posto al sole dietro a Francia e Svizzera. Migliori le prospettive per la Polonia: il ct Adam Nawalka ha in mano una delle migliori generazioni degli ultimi decenni, come dimostrato anche durante le qualificazioni, chiuse a un solo punto dalla Germania grazie a 33 gol fatti e appena 10 subiti. La squadra ama attaccare, mettendo la stella Robert Lewandowski nelle migliori condizioni di far male. Accadrà già nelle prime tre partite. Se poi i polacchi sapranno avranno fortuna negli accoppiamenti, la loro potrebbe essere una delle favole di Euro 2016.