Società

Istat, “nel 2015 per la prima volta in 90 anni calati i residenti in Italia: ora sono 60,6 milioni. Età media 44,7 anni”

Dal Bilancio demografico nazionale emerge che l'aumento degli stranieri (+11.716 unità) non è stato sufficiente a compensare il calo degli italiani. Le nascite lo scorso anno sono state meno di mezzo milione, i decessi oltre 647mila: quasi 50mila in più rispetto al 2014. Secondo l’istituto la concomitanza tra crisi e diminuzione delle nascite suggerisce un legame tra i due fenomeni

Sempre di meno e sempre più vecchi. A fine 2015 i residenti in Italia sono calati a 60,6 milioni, oltre 130mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. E’ la prima volta negli ultimi 90 anni che la popolazione residente registra una diminuzione. Il calo riguarda esclusivamente la popolazione di cittadinanza italiana (141.777 residenti in meno), ma l’aumento degli stranieri (+11.716 unità) stavolta non è stato sufficiente a compensarlo. E’ quello che emerge dal Bilancio demografico nazionale diffuso venerdì dall’Istat. Che conferma il trend calante delle nascita, meno di mezzo milione lo scorso anno, e il costante invecchiamento degli italiani: al 31 dicembre 2015 l’età media della popolazione era di 44,7 anni, +0,3 punti percentuali rispetto al 2014 contro +0,2 punti degli anni precedenti. Gli under 15 sono solo il 13,7%, un punto decimale in meno in confronto con l’anno precedente. Gli over 65 invece sono il 22 per cento.

Al 31 dicembre 2015 in Italia risiedevano 60,6 milioni di persone di cui più di 5 milioni di stranieri, pari all’8,3% dei residenti a livello nazionale. La percentuale sale al 10,6% al Centro-nord. Il saldo complessivo dell’anno è negativo per 130.061 unità. Il decremento della popolazione iscritta in anagrafe è dovuto in larga misura alla dinamica naturale. Il saldo determinato dalla differenza tra il numero delle nascite e quello dei decessi nel 2015 ha fatto registrare valori fortemente negativi, come già l’anno precedente, ma in misura ancora più accentuata. Al costante calo delle nascite, nel 2015 si è affiancato un significativo aumento dei decessi che sono stati oltre 647mila, quasi 50mila in più rispetto al 2014. L’eccesso di mortalità ha riguardato i primi mesi dell’anno e soprattutto il mese di luglio, quando si sono registrate temperature particolarmente elevate per un periodo di tempo prolungato. I nati, invece, sono stati meno di mezzo milione (-17mila sul 2014) di cui circa 72mila stranieri (14,8% del totale).

Complessivamente, la variazione della popolazione è stata determinata dal saldo negativo del movimento naturale pari a -161.791 unità il saldo positivo del movimento migratorio con l’estero, pari a 133.123, e il saldo per altri motivi e per movimento interno, pari a -101.393 unità. Il saldo naturale della popolazione complessiva è negativo ovunque, con la sola eccezione della provincia autonoma di Bolzano. Il tasso di crescita naturale si attesta a -2,1 per mille a livello nazionale e varia dal +1,9 per mille di Bolzano al -7,8 per mille della Liguria. Anche Molise (-5,4 per mille), Friuli-Venezia Giulia (-5,1 per mille), Piemonte, Toscana e Umbria presentano decrementi naturali particolarmente accentuati (tutti a -4,8%). Secondo l’Istat, la concomitanza tra la crisi economica e la diminuzione delle nascite, ravvisabile in quasi tutti i Paesi europei, suggerisce un legame tra i due fenomeni. Lo stesso può dirsi per la diminuzione dei matrimoni, registrata proprio a partire dal 2008.

Il processo di invecchiamento investe tutte le regioni d’Italia anche se con intensità differenti: al Centro Nord l’età media supera i 45 anni, nelle regioni del Mezzogiorno è di poco superiore ai 43 anni. A livello regionale il valore più elevato si registra in Liguria con 48,5 anni, seguita da Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Piemonte, Umbria e Molise (valori superiori ai 46 anni). L’età media è più bassa del valore nazionale in Lombardia, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Campania, (in quest’ultima è inferiore a 42 anni).

L’Istat osserva la continua riduzione della popolazione con meno di 15 anni: al 31 dicembre 2015 è pari al 13,7%, un punto decimale in meno rispetto all’anno precedente. Continua a ridursi anche la consistenza della popolazione in età attiva (15-64 anni), nel 2015 si attesta al 64,3%, mentre è in crescita la popolazione di 65 anni e oltre (22%). A livello territoriale, nel Nord e nel Centro del Paese la percentuale di giovani fino a 14 anni si è andata ulteriormente riducendo, fino a raggiungere il valore del 13,6% al Nord e 13,3% al Centro. Nelle stesse ripartizioni i residenti con 65 anni e oltre si attestano intorno al 23% del totale, quelli con 80 anni e oltre intorno al 7%. Il disequilibrio tra giovani e anziani è più contenuto al Sud – dove la popolazione di 0-14 anni è il 14,2% del totale e quella over65 il 19,9% – ma soprattutto nelle Isole dove i valori sono rispettivamente pari a 13,7% e 20,7%. A livello regionale, la Liguria presenta il maggior squilibrio tra giovani e anziani, in quanto registra il valore più alto di popolazione con più di 64 anni (28,2%) e il valore più basso di individui con meno di 15 anni, pari all’11,5%.