Elezioni Milano 2016: siamo noi, anti-Renzi e delusi da Pisapia, a fare la differenza
Siamo noi quelli del ballottaggio che faremo con ogni probabilità la differenza. Sul Comune di Milano, così importante per chi ci abita, e così importante in Italia e in Europa. Noi quelli che son rimasti poco o tanto delusi dall’azione/narrazione della Giunta Pisapia e/o che abbiamo visto di malocchio la candidatura di Sala. Noi che non ci riconosciamo nel governo Renzi. Ma come abbiamo visto non basta essere delusi da Pisapia o Expo-scettici, o contrari alle ragioni che avevano portato alla candidatura di Sala per avere un’alternativa.
Se al ballottaggio fosse andato il Movimento 5 stelle si potrebbe dire che c’è un’alternativa, ma adesso, così, con Parisi no. Quella non è un’alternativa – sia pure avventurosa e contraddittoria – come il 5 stelle. Quella è il regresso puro, la coalizione che governa la Regione Lombardia grazie al voto dei piccoli centri contro quello delle città, Forza Italia Berlusconi e Lega Nord. E’ la coalizione che rappresenta soprattutto i maschi, i non scolarizzati, gli ultra 45 enni (stime Ixè), un’alleanza perversa di tutte le paure. Sarebbe un consiglio comunale Gelmini/Salvini, con un numero di donne mai così basso, senza una sola idea che tenga Milano con le città europee. Ma sarebbe la rinascita politica del centro-destra nazionale, con Parisi già candidato a sostituire il vecchio leader. Non si può dire Parisi-Sala pari sono, perché le circostanze e il quadro sono quelli di un bivio drastico.
Dall’altra parte abbiamo un Sala diverso da quello dell’autunno scorso. Se c’era un disegno politico di lanciare Sala come manager di una continuazione indefinita di Expo, per sganciare ancora di più il Comune dal condizionamento della sinistra e dell’ambientalismo, per riportare Milano nell’alveo del renzismo, beh
questo disegno è fallito. Fin dall’inizio delle primarie la candidatura di Sala ha dovuto confrontarsi con un intenso fuoco di sbarramento di sinistra, o perlomeno di forte diffidenza, legalitario ambientalista sindacalista. Con i risultati non plebiscitari né delle primarie, né del primo turno, e con l’intenso corpo a corpo avuto con la cittadinanza attiva e politicizzata oggi ci troviamo di fronte a
un profilo diverso (più attento più aperto più “di sinistra” e
la inclusione di Gherardo Colombo ne è un segno).
Potrebbe succedere che uno che deve legittimarsi verso sinistra e verso la parte scontenta della società finisca per fare meglio di uno che invece pensava di doversi legittimare verso il sistema.
Se siamo noi, quelli del ballottaggio, a fare la differenza questo peserà. In ogni caso non sarà una delega né in bianco né in rosso: se vinciamo ci teniamo e riprendiamo subito l’autonomia di fare, contrastare e proporre perché una crescita della cittadinanza attiva è indispensabile.