Doveva essere un torneo low cost, ma già prima dell'esordio tutti sanno che l'obiettivo è già stato fallito: colpa del surplus di forze per evitare attentati e delle stime troppo ottimistiche della vigilia
Un Europeo low-cost negli investimenti, in grado di portare solo benefici alla Francia. Nel giorno del debutto di Euro 2016, il piano degli organizzatori è già un’utopia. Perché dopo gli attentati dello scorso 13 novembre le spese per la sicurezza sono lievitate a dismisura. E non fanno parte degli 835 milioni in cui è stato stimato il costo della manifestazione, come neppure le spese per gli stadi. Mentre le presunte ricadute positive da 1,26 miliardi di euro sono tutte da valutare: basate su stime forse troppo ottimistiche (ad esempio la vendita del 95% dei biglietti); o su effetti effimeri (come la maggioranza dei posti di lavoro su base stagionale). Così Euro 2016 sarà un affare soprattutto per la Uefa. Alla Francia, invece, costerà almeno un miliardo e mezzo di euro: il bilancio è già in rosso.
SVOLTA LOW-COST DOPO EURO 2012 – I numeri economici di Euro 2016 sono contenuti nello “Studio d’impatto economico e sociale” commissionato dagli organizzatori al Centro di diritto ed economia dello Sport (Cdes) di Limoges . Se Polonia e Ucraina avevano speso rispettivamente 20 e 11 miliardi di euro nell’arco di un quinquennio, la Francia ha provato a ridurre i costi a 835 milioni di euro. Fra le due edizioni e i Paesi ospitanti, del resto, ci sono profonde differenze: mentre Euro 2012 doveva rappresentare l’ingresso delle nazioni dell’Est nell’Europa che conta (obiettivo che può anche considerarsi raggiunto, almeno per Varsavia), Euro 2016 torna ad essere soprattutto un torneo di calcio, ospitato da un Paese che non ha bisogno di presentazioni.
STADI GREMITI O FALLIMENTO – La Francia, infatti, conta di rientrare soprattutto attraverso i soldi che i tifosi di tutta Europa spenderanno nelle città ospitanti: 2,4 milioni di spettatori nell’arco di un mese, di cui il 40% proveniente dell’estero, per un incasso da stadio di 840 milioni di euro. Lo studio, però, presuppone una vendita del 95% dei biglietti disponibili: in tutti gli stadi e per tutti gli incontri. Anche Galles-Slovacchia dell’11 giugno a Bordeaux o Islanda-Ungheria del 18 giugno a Marsiglia, entrambe alle 18 e non proprio partite di cartello. Già dai primi giorni vedremo se queste previsioni ottimistiche saranno rispettate. Ogni spettatore spenderà in media 350 euro al giorno. A loro si aggiungeranno poi circa 6,5 milioni di persone che affolleranno le fan-zones; cruccio di istituzioni e forze dell’ordine perché più difficili da controllare, al punto che il prefetto di Parigi vorrebbe chiudere quella della Capitale. Se non accadrà, sarà anche per ragioni economiche: da qui dovrebbero arrivare almeno 350 milioni di euro. I benefici maggiori saranno ovviamente per Parigi, che insieme a Saint-Denis dovrebbe avere una ricaduta territoriale di 382 milioni di euro (161 la Capitale, 221 il sobborgo dove ha sede lo Stade de France); a seguire Marsiglia con 181 milioni, chiude Tolosa con appena 66 milioni.