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Corruzione, la Francia discute la legge sulla protezione dei whistleblower. Destra contraria, ma maggioranza c’è

Finora chi denunciava il malaffare dall'interno di un ente finiva abbandonato a se stesso, come una funzionaria di Ubs che ha svelato evasioni fiscali per 12 miliardi di euro e oggi, licenziata, vive con 500 euro al mese di sussidio. La normativa in discussione all'Assemblea nazionale introduce garanzie e compensi per i "lanceurs d'alerte". I repubblicani si oppongono, ma il consenso tra sinistra e centro garantirà l'approvazione

Stéphanie Gibaud era dirigente della filiale francese della banca svizzera Ubs. Nel 2008, dopo che la polizia aveva perquisito l’ufficio del suo amministratore delegato, una collega le ordinò di distruggere nel computer tutti i files dei clienti più facoltosi per cui lei, Stéphanie, organizzava eventi di ogni tipo. Si rifiutò. E fece una sua indagine interna, scoprendo che le mini-crociere o i tornei di tennis che imbastiva senza sosta per divertire la clientela più ricca altro non erano che occasioni per far incontrare quelle persone e i banchieri d’affari di Ubs, pronti a organizzare la fuoriuscita di capitali verso conti in Svizzera o altrove. La Gibaud decise di denunciare Ubs France per evasione fiscale. Dopo una battaglia dolorosa, anche dal punto di vista psicologico, venne licenziata nel 2012. Non ha più ritrovato un lavoro. Oggi vive con i 500 euro al mese concessi dallo Stato francese a chi non ha nessun tipo di reddito. Intanto il Fisco del suo Paese, grazie alle rivelazioni della Gibaud, ha potuto mettere le mani su 12 miliardi di euro che avevano preso il volo verso conti bancari stranieri.

Sì, utilizzati per il bene pubblico. E poi abbandonati: è il destino in Francia di tanti comuni cittadini che negli ultimi anni hanno denunciato scandali all’interno delle imprese o delle amministrazioni dove lavoravano. Piccoli-grandi eroi, che ne hanno pagato personalmente le conseguenze. Oggi, con un progetto di legge in discussione al Parlamento (e intorno al quale si è organizzato un ampio consenso politico), Parigi vuole introdurre nuove garanzie per queste “gole profonde”: i “whistleblower”, come dicono gli americani, o “lanceurs d’alerte”, in francese. La legge (detta Sapin 2, dal nome del ministero delle Finanze, Michel Sapin, nella foto) è più ampia: comprende una serie di misure anti-corruzione. Sta per concludere il suo iter all’Assemblea Nazionale, dove il testo sarà votato il 14 giugno, per poi passare al Senato: qui verrà discusso all’inizio di luglio. Una delle parti più importanti riguarda proprio i “lanceurs d’alerte”. “Sulla loro protezione la Francia – ha sottolineato Yann Galut, deputato socialista – diventerà uno dei Paesi all’avanguardia a livello mondiale”. Innanzitutto si introduce uno status di “gola profonda”, dalla definizione molto ampia: “Colui che rivela, nell’interesse generale e in buona fede, un crimine, un reato, una violazione grave della legge o fatti che presentino rischi gravi per l’ambiente, la salute e la sicurezza pubblica”.

Se queste persone saranno nel mirino dei loro superiori, i giudici del lavoro dovranno bloccare eventuali procedure di licenziamento, finché non si arriverà a un giudizio definitivo. Ai “lanceur d’alerte”, una volta denunciato il malaffare, dovrà essere garantito l’anonimato. Sono misure simili a quelle previste da una legge sui “whistleblower”, approvata alla Camera dei deputati in Italia nel gennaio scorso, che deve passare ancora il vaglio del Senato. Ma in Francia si sta andando oltre. La “gola profonda” potrà fare le sue denunce al “Défenseur des droits”, una sorta di ombudsman nazionale, che avrà un budget a disposizione, per pagare le spese relative agli avvocati che i “lanceur d’alerte” dovranno sostenere, ma anche sussidi. Non si tratterà di “taglie” elevate all’americana, vedi una percentuale, ad esempio, dell’evasione fiscale che affiorerà grazie alle denunce. Ma si assicurerà a queste persone una vita dignitosa, in caso di licenziamento. Inoltre, la legge francese imporrà alle aziende con più di 50 dipendenti, alle amministrazioni pubbliche e ai comuni con oltre 3.500 abitanti di mettere in piedi una procedura consolidata, attraverso la quale poter puntare il dito contro i corrotti. Se il meccanismo non funzionerà, il “whistleblower” sarà autorizzato a fare la denuncia ai media.

Il progetto ha un’autostrada davanti: se la sinistra, ora al potere in Francia, è divisa praticamente su tutto (vedi la legge El Khomri, la riforma del mercato del lavoro), su queste misure pro “lanceur d’alerte” ha invece costruito un consenso generalizzato. E i voti dei socialisti e dei loro alleati centristi sono sufficienti per far approvare una legge dalle due Camere. La destra, invece, resta globalmente contraria alla novità. “Con questa legge – ha detto Christian Jacob, deputato dei Repubblicani, il partito di Nicolas Sarkozy – chiunque si potrà improvvisare “lanceur d’alerte”: tanto pagherà il contribuente”. Dal fronte dei conservatori stanno gridando al lassismo. Ma in Parlamento ormai i giochi sono fatti.