L’ipotesi di aggregazione fra Il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera diventa più concreta. Il consiglio di amministrazione dell’editrice di Confindustria ha nominato Gabriele Del Torchio amministratore delegato del Gruppo Sole24Ore. Il manager è uomo di fiducia del finanziere Andrea Bonomi che, assieme a Unipol, Pirelli, Della Valle e Mediobanca, ha appena lanciato un’offerta su Rcs per contrastare i progetti di espansione dell’editore di La7, Urbano Cairo.
Al Sole 24 Ore Del Torchio è chiamato a sistemare i conti dell’editrice di Confindustria che nei sei anni di gestione di Donatella Treu ha bruciato circa 220 milioni di euro. Inoltre il manager dovrà anche ad affrontare le nuove sfide editoriali che vengono dalla rivoluzione digitale. Per realizzare questo progetto, Del Torchio è intenzionato a lasciare gli incarchi ricoperti alla Investindustrial, il fondo di Andrea Bonomi, per evitare conflitti di interesse. Tuttavia i suoi stretti legami con lo stesso Bonomi hanno immediatamente fatto tornare d’attualità il progetto di integrazione fra il quotidiano di via Solferino e il Sole 24 Ore.
I due si conoscono infatti da anni e il finanziere milanese ha piena fiducia nel manager come testimonia il fatto che in più occasioni gli ha affidato il compito di rappresentarlo. Prima dell’incarico ai vertici dell’Alitalia nell’era pre-Etihad, Bonomi lo aveva voluto alla guida della Ducati che, una volta risanata, venne poi venduta all’Audi con una maxiplusvalenza. Più di recente gli ha assegnato poltrone nei consigli di amministrazione dell’Aeroporto di Bologna, del marchio della moda Sergio Rossi e del brand di arredamento B&B. Tutte aziende che sono nel portafoglio di Investindustrial.
Inoltre, secondo indiscrezioni, Bonomi ha sostenuto tempo fa la candidatura di Del Torchio alla guida di Rcs. Ma la Fiat, oggi in uscita da via Solferino, gli preferì l’ex ad Pietro Scott Iovane, che però non è riuscito a sistemare i conti del gruppo di via Solferino. Ora arriva l’incarico alla guida del Sole 24 Ore che il nuovo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, vorrebbe completamente riorganizzare e soprattutto risanare. Gli stessi desiderata dei soci di Rcs, che hanno già bocciato l’offerta di Cairo. Fra i punti contestati a Cairo dal consiglio dell’editrice di via Solferino c’è il prezzo, ritenuto troppo basso. Ma anche un progetto industriale debole con opportunità di crescita analoghe a quelle che “risultano enunciate nel documento di offerta esattamente come da piano industriale Rcs” come riferiva una nota del cda. La parola ora spetta agli investitori che da lunedì 13 giugno potranno decidere se aderire o meno all’offerta pubblica di scambio presentata da Cairo. Sapendo che i progetti di Bonomi potrebbero essere ben più ambiziosi di quelli dichiarati.