Quasi un plebiscito a Bolzano contro il nuovo aeroporto. Alla fine hanno vinto le considerazioni ambientali su quelle economiche e anche il timore che l’ampliamento della struttura, sotto la mano pubblica della Provincia Autonoma, potesse diventare l’inizio di uno spreco senza fine. Dopo che negli ultimi anni lo scalo si è già ingoiato, secondo stime dei Verdi, qualcosa come 120 milioni di euro.

Al referendum popolare ha partecipato il 46,7 per cento degli aventi diritto, abbondantemente sopra il quorum del 40 per cento. Hanno detto “no” il 70,7% degli altoatesini, sulla scia della posizione espressa da ambientalisti, parte della Svp e partiti di minoranza. La linea a favore, che era stata sponsorizzata dal presidente della Provincia Autonoma, Arno Kompatscher, parte del Svp e soprattutto dalle catgorie economiche, a cominciare da Confindustria, ha raggiunto solo il 29,3 per cento. Un risultato che non lascia dubbi: l’Alto Adige, pur consapevole delle esigenze di sviluppo del turismo, preferisce la tutela dell’ambiente che un aumento del traffico aereo avrebbe sicuramente compromesso.

Mentre davanti al palazzo della Provincia i comitati del “no” facevano festa, il presidente Kompatscher ha preso atto del risultato: «Ora metteremo in pratica quanto i cittadini hanno deciso». Di conseguenza, la pista non sarà allungata, come una norma già in vigore consentirebbe. E la mano pubblica farà un passo indietro: la società di gestione Abd (che è al 100 per cento della Provincia) cesserà di avere il suo ruolo e la concessione sarà messa a gara.

Per i Verdi non è solo una questione ambientale. “L’Alto Adige ha parlato chiaro: il progetto per l’ampliamento dell’aeroporto di Bolzano non ha convinto. Vent’anni di investimenti fallimentari non possono essere compensati da un nuovo rilancio”. Poi snocciolano i numeri, ribaditi durante la campagna pre-referendum. “Finora già 120 milioni di euro sono stati gettati nello scalo e nei relativi servizi. Dal 2017 verranno aggiunti 2,5 milioni (e 2,5 milioni di contributo della Camera di Commercio) fino al 2022, per raggiungere l’obiettivo di 170mila passeggeri. Non è tutto: oltre ai contributi diretti occorrerà coprire le perdite previste, e a ciò direttamente o indirettamente dovrà pensare la mano pubblica nei prossimi 20 anni, visto che il pareggio è previsto solo al 2035 a patto che si superino i 500mila passeggeri”.

Sulla stessa linea l’ex senatore della Svp, Oskar Peterlini, che se la prende con i vertici del suo partito: «Una vittoria politica del popolo contro una giunta prepotente e una leadership Svp arrogante”. La delusione sull’altra barricata. “Restiamo tuttora convinti, che un aeroporto gestito dalla mano pubblica sarebbe importante per l’economia dell’Alto Adige» ha detto Manfred Pinzger, presidente dell’Unione Albergatori e Pubblici Esercenti.

Già un referendum si era tenuto nel 2009, quando presidente era Durnwalder, e ne aveva  bloccato anche allora l’espansione. Il nuovo piano approvato nell’ottobre 2015 prevedeva il prolungamento della pista di atterraggio, l’utilizzo di aerei più grandi, dai 6 agli 8 voli all’ora, con una attività fra le 12 e le 14 ore al giorno, maggiori finanziamenti pubblici e finanziamenti provinciali per investimenti in aeroporto, negozi e parcheggi.

E pensare che una settimana fa, intervenendo all’assemblea di Assoimprenditori a Bolzano, il ministro Maria Elena Boschi, riferendosi a chi “si oppone al semplice ampliamento di una pista di aeroporto”, aveva detto che “immaginarsi più piccoli è miope”.

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