Sesso & Volentieri

Generazione Transgender: le nuove coppie e le nuove forme di sessualità

di Fabrizio Quattrini

Il dottor Fabrizio Quattrini è psicologo, psicoterapeuta e sessuologo. Nel 2005 ha fondato a Roma l’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica dove ricopre la carica di presidente. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche.

Nel 1966 un grande studioso dell’identità di genere, Harry Benjamin, pubblicò il primo importante lavoro sulla Disforia di Genere: “Il fenomeno Transessuale”. Il transessualismo da quel momento fu osservato con grande attenzione e rispetto, così da permettere agli addetti ai lavori e non solo di provare a comprendere l’eziologia e l’eventuale approccio clinico-medico-psicologico della persona che richiede l’intervento di riattribuzione chirurgica, l’adeguamento tra l’identità psichica e l’identità fisica, tanto desiderato.

Benjamin nel suo trattato parla di una “sinfonia dei sessi”, sinfonia intesa come possibilità di integrare in armonia differenti caratteristiche del “sesso”. L’equilibrio, secondo l’autore, deve osservarsi tra le modalità iscritte nel sesso cromosomico, anatomico, legale, gonadico, endocrino, psicologico e non con minore importanza il sesso sociale, basato sull’educazione sessuale ricevuta. Questa premessa vuole fare comprendere quanto una persona con Disforia di Genere, o definita in modo semplicistico transessuale ancora oggi possa avere delle difficoltà a farsi capire dagli altri sulla personale impossibilità di riconoscere se stesso/a come uomo o come donna. Con l’aiuto dei centri e le associazioni delle stesse persone transgender che favoriscono l’accoglienza, l’ascolto e l’accompagnamento alla trasformazione di genere è possibile pensare di fare superare quel bigottismo e quell’ignoranza che sollevano inutili giudizi e pregiudizi.

Stereotipi a parte negli anni si è raggiunto livelli ottimali rispetto alle caratteristiche strettamente medico-chirurgiche, un esempio riguarda il fatto che oggi molte transessuali MtoF (che hanno fatto la transizione di genere da Uomo a Donna) sono in grado di mantenere inalterati sia il livello di lubrificazione della neo-vagina (residuo di prostata chirurgicamente conservato), ma soprattutto il piacere orgasmico (residuo di glande “clitoride” chirurgicamente preservato), diversa è la comprensione di fenomeni di tipo relazionale, che non solo vengono ignorati, ma spesso non compresi attivando negli individui socialmente ignoranti incomprensioni e assurde aggressività.

Nella logica sociale, dove gli individui vivono una sessualità binaria maschio-femmina eterosessuale, presuntuosi e vittime del loro stesso concetto di “normalità”, la persona transgender riconosciuta con Disforia di Genere può solo che essere considerata all’interno dello stesso sistema erotico sessuale binario di riferimento. Invece, appare evidente che dopo l’intervento di riattribuzione chirurgica del sesso sia le transessuali (MtoF) che i transessuali (FtoM) possano ricercare una certa libertà nel comportamento erotico e nell’orientamento sessuale, pur confermando spesse volte un’attrazione di tipo eterosessuale in linea con il sesso desiderato e raggiunto.

Negli anni 90 alcuni transessuali prevalentemente FtoM (che hanno fatto la transizione di genere da Donna a Uomo) dichiararono pubblicamente una forte attrazione omoerotica. Più semplicemente, una donna che sente inadeguato il genere di appartenenza biologico prova un’attrazione sessuale per lo stesso sesso raggiunto dopo la transizione, l’orientamento sessuale è gay. Ricordo che a volte anche in Università quanto agli studenti ho provato a fare comprendere questo nuovo tipo di esperienza sessuale, la transomosessualità, nei loro volti era palese la difficoltà a capire con semplicità questo nuovo concetto! In questi giorni si respira un’aria di festa e di colori dati dai tanti volti che anche sui social network si alternano per le manifestazioni del Gay Pride, ecco proprio in queste occasioni nuove forme di relazione transgender sembrano differenziarsi dalla vecchia guardia transessuale. Gli ultimi 10 anni sono stati caratterizzati da nuove forme di attrazione transgender, importanti espressioni di relazioni intimo-erotiche nelle persone con Disforia di Genere. Sempre più coppie trangender pre e post intervento chirurgico si uniscono in relazioni affettive e sessuali. Possiamo definire queste nuove coppie come switch.

Una MtoF trova l’amore relazionandosi esclusivamente con un FtoM. Quindi non più eterosessuale o omosessuale, ma in questo caso con un orientamento esclusivamente di tipo transgender.
Appare chiaro che gli ultimi 50 anni sono stati per la tematica transgender ricchi di cambiamenti e adeguamenti a 360°. La scienza e la medicina da un lato e l’affermazione e la maggiore visibilità anche di transgender diventati personaggi pubblici dall’altro hanno provato a sdoganare alcuni cliché, concedendo agli esseri umani la possibilità di comprendere il tema della Disforia di Genere. Nello specifico si è cercato di indirizzare le stesse persone transgender a svincolarsi dal sistema binario erotico-sessuale socialmente condiviso, liberando il loro modo di sentire, di amare, di essere se stessi. 

Ho provato a dare un’interpretazione relativa a questa particolare tendenza socialmente in aumento. Parlando con alcune coppie transgender switch sembrano emergere una serie di caratteristiche di tipo affiliativo, ma anche sessuale. L’elemento affiliativo è riportato come strettamente associato al percorso lungo e complesso dell’adeguamento (medico-psicologico e sociale) tra l’identità psichica e l’identità fisica. Sembra che l’essere accomunati dallo stesso vissuto e dalla stessa esperienza di trasformazione possa avvicinare le due persone transgender fortificando l’intesa, l’interesse intimo e quindi formando una vera coppia. Relativamente alla sessualità sembra invece prevalere un elemento nuovo. Come coppia i partner switch non si definiscono attratti da una forma di sessualità convenzionale. Sono presenti dei forti sentimenti affettivi che trasformano l’esperienza di coppia in un’intimità di tipo “romantico”. Questo aspetto non è troppo distante dall’idea di una coppia “asessuale” dove l’esperienza erotica non si concentra prevalentemente sulla fisicità e il rapporto di tipo coitale, ma su differenti forme ed espressioni di sentire e vivere l’amore del/per il partner. Per concludere credo che questa dissertazione in materia di sessualità e relazioni transgender possa non solo aprire le porte a temi molto complessi come quello dell’asessualità, ma sottolineare l’importanza di non chiudere gli individui in schemi e categorie tipici dell’esperienza e dell’orientamento sessuale. Siamo tutti bisessuali e l’educazione ricevuta, il contesto sociale di appartenenza, i vissuti, le paure, l’ignoranza, ma anche la fragilità dell’essere umano possono diventare fondamenti di scelta e di una qualche “logica” di orientamento sessuale.

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