Il colosso di Redmond si occuperà di software e servizi Cloud, mentre quello di Santa Clara svilupperà una sorta di intelligenza artificiale in collaborazione con la New York University. Intanto continua la "guerra" per accaparrarsi i migliori ingegneri
Sembra che alla “grande ammucchiata” dell’auto a guida autonoma potrebbe aggiungersi presto anche Microsoft: nello specifico il colosso americano dell’informatica – in compagnia di aziende del calibro di Google, Tesla, Uber e Apple – sarebbe interessato allo sviluppo di hardware applicabile sulle automobili dei vari costruttori. In poche parole non vedremo mai per strada una vettura col l’effige Microsoft, magari denominata “Bill” (se chiamare un modello con lo stesso nome del fondatore dell’azienda vi sembra strampalato, pensate solo a Ferrari Enzo ed Opel Adam) ma la compagnia potrebbe diventare un grosso fornitore di tecnologia automotive.
A specificarlo al Wall Street Journal è stato Peggy Johnson, a capo del Microsoft Business Development: a Redmond avrebbero già preso contatto con alcuni marchi automobilistici. Non solo, in Microsoft sono pienamente convinti che a lungo termine l’auto che guida da sola potrebbe diventare un’estensione dell’ufficio: durante i trasferimenti infatti il guidatore potrebbe lavorare tramite servizi Cloud e software forniti dalla stessa Microsoft, recuperando ogni giorno molto del tempo perso nel traffico.
Nel frattempo le menti più brillanti di NVIDIA e della New York University hanno unito le forze per sviluppare la tecnologia di guida autonoma dotata di “deep learning”, un sistema di apprendimento profondo che promette di essere il fondamento della futura intelligenza artificiale: il target finale è quello di produrre una sorta di cervello cibernetico che sia in grado di autoadattarsi ad ogni eventualità di guida senza bisogno di una pre-programmazione a monte. Roba alla Terminator…
Tutto questo fermento attorno alla guida autonoma sta movimentando come non mai il mercato degli ingegneri in grado di svilupparla: è il caso dell’indiano Bibhrajit Halder, che in appena 18 mesi è passato da Caterpillar Inc. a Ford Motor co. per finire alla Faraday Future Inc. con responsabilità, onorari e benefit sempre più elevati. Halder è solo un esempio di come le compagnie implicate nell’autonomus driving stiano facendo a cazzotti per aggiudicarsi i migliori cervelli sulla piazza.
Specie perché oggi le ipertrofiche multinazionali devono spesso fare i conti con minuscole start-up specializzate nello sviluppo tecnologico, le stesse che vengono giornalmente assorbite dalle grandi aziende del settore: esempi concreti in tal senso li fornisce la General Motors, che ha speso un miliardo di dollari per far propria la Cruise Automation ed ha inglobato la Sidecar Technologies e tutti i suoi 20 dipendenti; mentre in marzo la Toyota Motor Corp. ha acquisito la Jaybridge Robotics Inc, una startup di 16 persone provenienti dal Massachusetts Institute of Technology.