L’attuale presidente del consiglio comunale di Milano Basilio Rizzo lo chiamò “quel pasticciaccio brutto di via della Signora”, dalla via della sede di Fastweb. Perché a cavallo degli anni duemila, sotto la giunta Albertini, la compagnia telefonica fece affari col comune quando direttore generale era l’oggi candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi. Al centro degli accordi il progetto per cablare la città con la fibra ottica, con la creazione di due società con un azionariato misto tra pubblico e privato: Metroweb (67% della società elettrica Aem, oggi A2a, e 33% di e.Biscom) per la posa dei cavi e, appunto, Fastweb (60% e.Biscom, 40% Aem) per la gestione dei servizi. Fu un affare soprattutto per i privati, mentre alle casse del comune rimasero guadagni trascurabili. Parisi lasciò Palazzo Marino nel luglio del 2000 per diventare direttore generale di Confindustria. Tornò di nuovo a Milano nell’ottobre del 2004 per ricoprire il ruolo di amministratore delegato di Fastweb. Fu una scelta opportuna andare a lavorare nell’azienda che aveva fatto affari col comune? “Questo è successo esattamente 12 anni fa, come mai ve ne ricordate a tre giorni dalle elezioni?”, si limita a dire Parisi concentrandosi piuttosto su un accento sbagliato da chi pone la domanda nel pronunciare il nome di Giuliano Zuccoli, allora presidente di Aem, che in rappresentanza della società del comune divenne presidente di Fastweb, dove nel 2001 entrò anche l’assessore della giunta Albertini, Sergio Scalpelli, oggi sostenitore del candidato di centrosinistra Giuseppe Sala. Al capo di gabinetto di Albertini, Aldo Scarselli, fu affidato invece il ruolo di presidente nell’altra società, Metroweb. Circostanze su cui Parisi, a margine di un incontro nella sede della Cisl, non vuole soffermarsi: “Adesso devo andare via. Venga da me dopo e le spiego bene”. E prima di salire in auto: “Ho fatto bene ad andare in Fastweb, mi hanno chiamato. Abbiamo fatto un miracolo italiano”. Dopo lo scambio di battute con ilfattoquotidiano.it, Parisi ha chiamato in redazione per scusarsi dei toni e dare la sua disponibilità a un incontro in cui rispondere alle domande sulla vicenda
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