Il referendum costituzionale di ottobre rischia di essere vinto da Renzi, non perché gli italiani siano felici della sua riforma, ma perché è l’unico progetto in campo di “cambiamento”. Gli oppositori di Renzi pensano che se passa la riforma le cose in Italia andranno peggio? D’accordo. Ma, con il paese in sofferenza, lo status quo è una prospettiva inaccettabile. Qual è l’alternativa del fronte del No allo status quo del sistema politico? Essi pensano che un maggiore controllo dell’elettorato sui politici ridurrebbe non solo la corruzione, ma anche la manipolazione delle politiche pubbliche per fini privati o di parte. Ne guadagnerebbero il bene comune, lo sviluppo, l’equità e la qualità della vita nel nostro paese.
Ma tale controllo può essere fatto direttamente solo in minima parte dai cittadini (per es. con il voto); per lo più si realizza tramite i controlli fatti, o da altri politici (di opposizione, di coalizione), o da poteri dello Stato alternativi e indipendenti (proprio quello che Renzi non vuole). La crisi dell’Italia nascerebbe, quindi, non da un eccesso di democrazia bensì da un suo difetto; non da una cattiva costituzione, ma dalla sua sistematica disapplicazione, aggiramento, dalla mancanza di leggi di attuazione. Si pensi ad es. ai partiti politici che la Costituzione vuole “democratici”, ma che invece sono caste chiuse, solo perché non è mai stata fatta una legge attuativa dell’art.49. Ma gli esempi possibili sono numerosissimi.
Il progetto di Renzi è una blindatura della nuova casta, un progetto di parte, che mina l’unità degli italiani, fondata su una costituzione condivisa. Per questo dispiace a molti. Ma, il giorno dopo il referendum, gli Italiani che votano No vogliono sapere che esiste un progetto vero di riforma del paese e del suo sistema politico, basato (finalmente!) sull’attuazione della Costituzione condivisa (senza escluderne qualche mirato ritocco, purché molto popolare, nel segno di ‘più democrazia’: ad es. con l’introduzione del referendum propositivo, già previsto dalla riforma Boschi).
Fassina ed altri (confluiti in S.I., Sinistra Italiana), per esempio, hanno fatto addirittura una scissione nel Pd. Ma poi si sono dedicati alle elezioni amministrative! Secondo me fai una scissione solo se hai una visione profondamente diversa del futuro del tuo paese. E se ce l’hai, questa visione la devi mettere in campo. S.I. (come altre forze politiche) sta perdendo una grande occasione per uscire dall’anonimato, per dire agli italiani: “Se vince il No, il giorno dopo non resta tutto così, ma c’è un progetto di cambiamento, migliore di quello renziano, che prevarrà”. La costituzione vigente è un programma politico, per chi sa vederlo. Solo così il No può sperare di vincere.