Potenziale ago della bilancia, ma la maggior parte delle volte imprevedibili. Gli elettori M5s, secondo un’analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna, possono fare la differenza ai ballottaggi quando il loro candidato non è presente. Difficile però prevedere le loro mosse. Per questo il report pubblicato nelle scorse ore cerca di fare un’analisi dei flussi e delle scelte compiute dai grillini nei ballottaggi dal 2011 al 2016. Vengono così individuate tre fasi cronologiche: quella movimentista, quella identitaria e una in divenire.
Ripercorrendo i ballottaggi in cui gli elettori del pentastellati hanno dovuto scegliere tra centrosinistra, centrodestra e astensione, osserva il Cattaneo “una prima fase è quella che chiamiamo ‘movimentista’” in cui “prevale il voto per i partiti di sinistra”. A questo proposito viene citato il caso Milano nel 2011: in occasione del secondo turno oltre il 70 per cento degli elettori grillini andò a votare per il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia e solo il 27 per cento scelse l’astensione.
La tendenza a scegliere candidati dell’area di sinistra se richiamati alle urne è stata poi sconfessata con il passare dei mesi. La seconda fase, viene argomentato dal Cattaneo, “è infatti quella che chiamiamo ‘identitaria’: centrodestra e centrosinistra sono ormai entrambi rifiutati e l’astensione diventa la scelta largamente prevalente”. In questa fase si possono far rientrare i ballottaggi di Alessandria (2012), di Rimini (2012), di Roma (2013), di Venezia (2015): in questi quattro casi i grillini che al secondo turno hanno scelto l’astensione sono stati rispettivamente il 79%, il 60%, il 59% e il 79%. Da segnalare in leggera controtendenza solo la Capitale dove nel 2013, a fronte di quasi il 60 per cento degli elettori M5s che non è andato alle urne, il 40,4% che ha deciso di sostenere il candidato del centrosinistra.
Il problema è che vengono paragonati casi molto diversi gli uni dagli altri: il Movimento 5 stelle ha avuto una rapida evoluzione dall’ingresso in Parlamento fino a oggi e anche il comportamento degli elettori è cambiato. Proprio per questo è difficile capire cosa succederà in occasione dei prossimi ballottaggi. Il dubbio è se i grillini cercheranno la difesa dell’alterità oppure “seguiranno anche considerazioni di natura politica”. Ovvero si ipotizza che il M5s potrebbe decidere di appoggiare chi ha idee vicine alle sue posizioni. Uno dei casi scelti a sostegno, anche se davvero poco rappresentativo perché appartenente a una realtà dove i grillini sono da sempre minoritari, è quello del recente ballottaggio di Bolzano. In quest’ultimo caso infatti il 43 per cento di chi aveva votato M5s al primo turno, al secondo ha scelto di schierarsi per il centrodestra.
L’Istituto Cattaneo ipotizza che una parte sempre più consistente dei grillini potrebbe decidere di fare una scelta “politica”: votare contro il candidato di Renzi per danneggiare il governo: “Questa nostra ipotesi interpretativa”, conclude però il report, “di uno slittamento dei 5 Stelle da una posizione riconducibile all’alveo della sinistra, a una fase di affermazione della propria identità autonoma, per poi passare a considerazioni d’ordine politico oggi sostanzialmente riconducibili all’ostilità verso Renzi e al governo in carica, per ora basata su un numero ridotto di osservazioni”.