“Come leader di Scelta civica io insisto sulla commissione. A caldo Renzi aveva avuto reazioni assai più condivisibili. Comprendo che è gravato da responsabilità molto forti, ma su questo fronte deve avere il coraggio di rilanciare, nell’interesse del Paese”. Così il viceministro dell’Economia Enrico Zanetti, intervistato da Avvenire, chiede al premier di sbloccare l’iter della commissione parlamentare di inchiesta promessa dal premier lo scorso dicembre nel pieno delle polemiche sulle quattro banche “salvate” per decreto. La proposta di istituirla è in discussione in sede referente nella commissione Finanze del Senato, dove si è arenata.
“Se si va a una sfida fra accuse e autoassoluzioni, il confronto è perdente: nel medio periodo, anche la parte di Paese consapevole che questi temi vanno affrontati con serietà non ci capirebbe più niente”, sostiene Zanetti, che nei giorni scorsi è stato il primo esponente del governo a chiedere le dimissioni del presidente della Consob Giuseppe Vegas.
“È ovvio che il governo non possa avere una sua opinione collegiale davanti ad Autorità indipendenti e trovo ineccepibile la linea di un ministro tecnico quale Padoan”, dice Zanetti dopo che il titolare del Tesoro ha ricordato che Consob è un’authority dipendente sui cui vertici l’esecutivo non ha dunque voce in capitolo. “Però è altrettanto ovvio che sul piano politico non ci si può esimere dall’esprimere un giudizio, anche perché l’infallibilità non è propria delle istituzioni temporali come la Consob. Gli italiani non devono pensare che sia considerata normale una situazione in cui 4 banche devono essere salvate e 2 istituti veneti vedono i loro titoli passare da 60 euro a pochi centesimi, e che ciò possa accadere ancora. Agli italiani dobbiamo delle risposte. Devono sapere che – per quanto possibile – non si ripeterà più, che i controlli saranno rafforzati e che ci sarà il massimo accertamento delle responsabilità“.