Va tutto bene, così bene che si cambia. Sotto pressione sul terreno del bonus di 80 euro da restituire, il governo prima difende la misura a spada tratta, poi ammette che qualcosa si può modificare. E mentre Matteo Renzi rivendica di aver dato la possibilità a qualcuno di permettersi “uno zainetto o una pizza in più”, il ministro Pier Carlo Padoan promette: “Cercheremo di alleviare”. Le polemiche di questi giorni hanno riguardato soprattutto la situazione delle persone a reddito basso, che hanno dovuto ridare la somma all’Agenzia delle Entrate in un’unica soluzione. Un sacrificio non da poco, toccato a 341mila cittadini che hanno guadagnato meno di 7.500 euro in un anno. Ilfattoquotidiano.it ha raccolto le storie di alcuni di loro: c’è chi ha dovuto rinunciare al bonus perché ha perso il lavoro o perché l’azienda non gli ha pagato lo stipendio. Ora, nella maggioranza “c’è una discussione” sul tema. Il minimo sarebbe consentire a chi guadagna poco di rateizzare la restituzione. Ma sul tavolo c’è anche l’ipotesi che lo Stato possa rinunciare a chiedere indietro la somma.
Il ministro dell’Economia Padoan ha aperto all’idea di modifiche per venire incontro ai redditi più bassi. Durante la puntata di Porta a porta del 7 giugno, quando Bruno Vespa gli ha chiesto se non si possa rateizzare la restituzione del bonus, il titolare del Tesoro ha risposto: “Adesso vedremo le modalità, è chiaro che cercheremo di alleviare”. Subito dopo ha tenuto a precisare “che non è un errore della pubblica amministrazione, si tratta di un fatto inevitabile dovuto all’anticipo fatto e alla necessità di conoscere bene il reddito alla fine”. Insomma, il governo era consapevole dell’impossibilità di capire con certezza, ex ante, se il lavoratore avesse davvero diritto al bonus. E del fatto che di conseguenza tantissimi italiani avrebbero dovuto restituirlo.
Il senatore Pd Stefano Esposito, durante la trasmissione La Gabbia dell’8 giugno, si è spinto anche oltre. “Sul punto degli incapienti, si può rateizzare? Si può decidere di non riprendere il bonus? Questa è una discussione che stiamo facendo”, ha affermato il parlamentare dem. “Sugli incapienti sono per fare una discussione fino in fondo: se ci sono le risorse, sono anche per non chiedere indietro gli 80 euro”. Gli incapienti, va ricordato, sono quanti guadagnano talmente poco che non pagano imposte perché la detrazione fiscale per il reddito da lavoro dipendente supera l’ammontare di tasse che dovrebbero versare.
Un ventaglio di possibili soluzioni, insomma. Anche se, quando si sono accese le polemiche, il governo ha negato qualsiasi problema. Incalzato da Beppe Grillo, l’1 giugno Renzi è passato al contrattacco lanciando l’hashtag #BeppeBugiardo. Nella versione del capo del governo è accaduto solo “che chi ha guadagnato di più (oltre 26mila euro, ndr) deve restituire gli 80 euro, perché se non sei dentro le soglie previste per legge quei soldi non ti spettano”. Il premier si è dimenticato di citare quelli che stanno sotto la soglia degli 8mila euro e che sono stati messi maggiormente in difficoltà dalla restituzione del bonus. Il presidente del Consiglio ha difeso la misura anche davanti all’assemblea di Confcommercio. E il pubblico ha risposto con i fischi. “Conosco delle persone che guadagnano mille euro al mese, non riescono ad arrivare alla fine del mese e grazie agli 80 euro si sono permesse uno zainetto in più, una cena in pizzeria in più – si è difeso il premier – Che non fossero apprezzati da voi lo sapevamo da tempo. Ma che fossero una misura di giustizia sociale verso gente che non guadagna 1500 euro al mese, lo rivendico con forza”.