Tre presidenti di seggio sono stati segnalati alla procura della Repubblica dalla Commissione elettorale per irregolarità nei conteggi e nella verbalizzazione delle operazioni di voto di domenica 5 giugno. In teoria, a norma di legge, rischiano anche la galera. Intanto un migliaio di voti (su circa 180 mila totali) per le comunali di Bologna sono già stati annullati e i tre presidenti di seggio saranno sostituiti in vista del ballottaggio del 19 giugno. In attesa del risultato del secondo turno, la composizione del consiglio comunale non dovrebbe tuttavia subire sconvolgimenti: comunque vada, a essere incerti sarebbero infatti non più di due seggi su 36. A decidere su eventuali ricorsi potrà essere poi soltanto il Tar a seguito di eventuali ricorsi che dovessero essere presentati dai candidati. Nessuna conseguenza invece sull’elezione del candidato sindaco: il primo e il secondo posto di Virginio Merola e Lucia Borgonzoni (che si sfideranno al secondo turno) erano talmente netti da non potere essere messi in discussione da un migliaio di voti.
A sollevare il caso, una settimana dopo il voto, era stato Manes Bernardini, candidato sindaco al primo turno con la lista Insieme Bologna che con il 10% stata una delle sorprese alle urne. Bernardini ha denunciato alla stampa l’annullamento di almeno 641 preferenze a favore della sua lista, che in questo modo si sarebbe vista togliere un membro nel parlamentino cittadino. “È stato violato il voto dei cittadini di Bologna – ha detto Bernardini intervistato su Radio città del Capo – ci sono errori macroscopici in quasi tutti i verbali dei seggi, con voti che vengono distribuiti in maniera errata da una lista all’altra”, ha detto il candidato, che nel 2011 aveva sfidato Merola in occasione della sua prima elezione.
I tre seggi in questione si trovano nei quartieri Santo Stefano, Navile e Savena. L’annullamento dei voti dei cittadini non è stato totale: in alcuni casi sono stati annullati i voti di lista, in altri quelli al sindaco. I tre verbali in questione sono stati lasciati completamente in bianco e alla commissione elettorale è stato impossibile ricostruire i voti, visto che anche gli altri documenti erano compilati male. In totale a Bologna i verbali con diverse anomalie, anche se meno gravi, hanno riguardato un’ottantina di seggi.
Nessuno tuttavia vede ombra di brogli o di atti in malafede. A ‘giustificare’ gli errori al seggio ci sono diversi fattori che hanno reso complicato in partenza lo spoglio. Presidenti e scrutatori – dopo l’apertura del seggio al sabato pomeriggio e l’intera giornata di domenica con il voto dalle 7 alle 23 – hanno dovuto fare lo scrutinio in piena notte e senza la possibilità di fermarsi. A ciò si aggiunga le regole astruse del voto per il consiglio comunale (e per le circoscrizioni): il voto disgiunto, la doppia preferenza di genere. Il tutto per una retribuzione di non più di 150 euro per ognuno dei componenti del seggio.
I tre presidenti sono stati segnalati alla procura della Repubblica perché la legge 560 del 1960, che regola le elezioni dei consigli comunali, è severissima: “Chiunque, appartenendo all’ufficio elettorale, con atti od omissioni contrari alla legge, rende impossibile il compimento delle operazioni elettorali, o cagiona la nullità della elezione, o ne altera il risultato, o si astiene dalla proclamazione dell’esito delle votazioni, è punito con la reclusione da tre a sette anni e con la multa da 1032 a 2065 euro”.