Società

Festival della Lentezza, idee e imprese “fuori dagli schemi”: dagli isolanti “etici” alla rinascita dei luoghi abbandonati

Promossa dall’associazione Comuni virtuosi, l'iniziativa si svolgerà a Colorno, in provincia di Parma, dal 17 al 19 giugno. Al centro le donne - amministratrici, imprenditrici, medici, lavoratrici, madri e figlie -, con i loro esempi concreti di “buone pratiche”

Si possono costruire edifici e case con materiali che non inquinano, che non contengono derivati petrolchimici e che una volta distrutti non devono essere smaltiti in modo costoso? Si può, se l’isolante è fatto con lana di pecora, il colore per le pareti con gli scarti dell’agricoltura o di lavorazioni alimentari, e se la materia prima è di provenienza sicura. La sfida l’ha vinta anni fa il progetto “Edizero – Architettura di pace”, che si occupa di bioedilizia con diverse filiere che vanno dagli isolanti alle finiture di interni, con l’obiettivo di creare un’alternativa valida ed efficiente, e soprattutto indipendente, dall’industria petrolchimica.

Edizero è solo uno dei tanti progetti messi in piedi da donne che da diverse parti d’Italia hanno condiviso idee, creatività e competenze per costruire qualcosa di nuovo, imprese “fuori dagli schemi” che rispondono, oltre al bisogno economico, a scelte etiche o sociali. Sono queste le donne di cui si parlerà durante il Festival della Lentezza, la manifestazione promossa dall’associazione Comuni virtuosi che si svolgerà a Colorno, in provincia di Parma, dal 17 al 19 giugno, e che porterà sotto i riflettori esempi concreti di un’Italia che resiste e che si ingegna per mettere in campo “buone pratiche”.

“Alle donne è chiesto uno sforzo doppio, rispetto al già complesso rapporto con il nostro tempo”

Filo conduttore di questa seconda edizione sarà l’universo femminile fatto di amministratrici, imprenditrici, medici, lavoratrici, madri e figlie, che più di ogni altra figura, al giorno d’oggi sono obbligate a gestire al meglio il proprio tempo, ma che spesso sono anche protagoniste di una moderna rivoluzione che parte dal loro vivere comune, “perché alle donne – spiega Marco Boschini, organizzatore della kermesse – è chiesto uno sforzo doppio, rispetto al già complesso rapporto con il nostro tempo, e spesso, senza per questo banalizzare, sono anche quelle che riescono a fare le cose più straordinarie”.

L’idea di Edizero è nata nel 2008 in Sardegna con Edilana, quando sono stati messi sul mercato i primi materassini, feltri e pannelli per l’isolamento termico e acustico composti con i residui di lavorazione della lana di pecora sarda. Le filiere poi nel corso degli anni si sono allargate a Edilatte, che produce pitture e finiture da frutta, verdura o scarti di lavorazione di formaggi, olio, birra e vino, fino alla linea Edimare, con cui si è arrivati a creare, in collaborazione con l’Università di Cagliari, dei disinquinanti marittimi, una sorta di depuratori fatti di “geolana”, che è un materiale tessile in grado di ripulire i tratti di mare assorbendo gli idrocarburi derivati dal petrolio presenti nei nostri mari. “La nostra scelta è sempre stata quella di fare prodotti ad alta tecnologia che dessero risultati prestazionali superiori ai materiali corrispondenti derivanti dal petrolchimico, che funzionassero così bene da essere preferiti agli altri. – spiega a ilfattoquotidiano.it Daniela Ducato, imprenditrice di Cagliari tra le responsabili del progetto –. Inoltre, dovevano essere sostenibili e a prezzi democratici. Non ci rivolgiamo alle nicchie ma a tutti, perché tutti devono potere scegliere la sostenibilità”.

“Non ci rivolgiamo alle nicchie ma a tutti, perché tutti devono potere scegliere la sostenibilità”

Tra questi camei italiani al femminile, nei tre giorni del Festival nel parmense a Edizero si affiancheranno altre storie a lieto fine che vedono al centro donne che hanno inventato nuovi lavori, fatto rinascere luoghi abbandonati o aiutato persone in un percorso di riscatto sociale. È il caso di Lucia Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa sociale che sotto il marchio Made in Carcere aiuta le detenute nel percorso di reinserimento che passa dalla produzione di borse e accessori realizzati con materiali di scarto o donati da aziende. C’è poi l’esperienza di Milena Radicia, che nel comune di Mezzago, vicino a Monza, ha recuperato un circolo in disuso, trasformandolo in un luogo di socialità in cui si svolgono iniziative ludiche e formative a beneficio della cittadinanza, oppure quella di Sara Capuzzo, che racconterà di “E’ nostra”, una cooperativa che vende ai cittadini energia elettrica “pulita” derivante da fonti rinnovabili e a basso impatto ambientale.

Altre protagoniste saranno le amministratrici della rete dei Comuni virtuosi, che porteranno il loro esempio di “buone pratiche” con cui hanno migliorato la vita della loro comunità. Lo spazio si allargherà a 360 gradi ad altre storie, altre esperienze di successo, come quella di Manuela Valenti, responsabile dell’area pediatrica di Emergency, o ancora donne famose che si racconteranno in una dimensione più intima e meno conosciuta, come la cantante Paola Turci, o Serena Dandini con “Ferite a morte”, in un percorso tra le sfumature del genere femminile che sempre più spesso riesce a fare la differenza.