Il rosso della Toscana che domenica tornerà alle urne per i ballottaggi ha tonalità sempre più sbiadite. Anche in alcune roccaforti democratiche mostra insofferenza e disinnamoramento per un partito che “nelle periferie non va tanto bene”, come ha ammesso anche il presidente del Pd Matteo Orfini. Promesse disattese, progetti infrastrutturali mai realizzati, poca politica “di strada” e alcune difficoltà legate all’accoglienza dei migranti sono i temi che mettono in difficoltà i democratici dove governa. Come a Grosseto, Cascina, Montevarchi e Altopascio, quattro angoli diversi della regione. Anche la Toscana ha fatto il suo passo a destra e quel 20 per cento della Lega Nord alle elezioni regionali del 2015 non era stato un caso, ma solo il primo avvertimento. Dall’altro lato proprio la tenuta del centrodestra – trainato dal Carroccio – oscura un po’ i Cinquestelle che in Toscana, in questa tornata di amministrative, non ha vinto né è arrivata il ballottaggio in nessun Comune. Ilfattoquotidiano.it ha cercato di capire cosa sia accaduto in questi Comuni ascoltando gli esclusi dalle sfide finali.
Cascina, la roccaforte Pd dove la Lega ha preso il 21%
Il risultato più sorprendente arriva senza dubbio da Cascina, provincia di Pisa, dove la sinistra è abituata a vincere con il 70 per cento. Oggi al ballottaggio si ritrovano il sindaco uscente del Pd Alessio Antonelli (42 per cento) e Susanna Ceccardi (28,4), candidata della coalizione di centro-destra in quota Lega Nord. Solo il Carroccio, nella tornata elettorale del 5 giugno, ha ottenuto il 21 per cento, contro il 4 del 2011. “Non so se si tratta di un problema di simbolo o, come credo, di mala amministrazione – commenta Michele Parrini, candidato con la lista civica Progetto Cascina che, con il 7,8 per cento dei voti, è rimasto fuori dal ballottaggio – Questi 5 cinque anni di Antonelli sono stati un disastro. L’attuale sindaco parla degli interventi in favore di scuole e infrastrutture come se fossero i punti di forza del suo ultimo mandato. La realtà ci parla, però, di una costante emergenza allagamenti che tiene in allarme la popolazione e di 27 scuole su 27 che non sono in possesso del certificato di agibilità, 25 delle quali prive anche di quello di vulnerabilità sismica”.
Mancanze che, unite a una “scarsa vicinanza percepita”, hanno contribuito a portare molti elettori tra le braccia dell’opposizione, in particolar modo dell’esponente del Carroccio. “Susanna Ceccardi – continua Parrini – ha un merito: sa parlare alla gente e, come è nello stile della Lega, alla loro pancia. Se giri in Paese con lei, tutti la salutano e le chiedono aiuto per problemi di cattiva amministrazione. È un politico vicino alla gente, come lo è anche Claudio Loconsole, esponente del Movimento 5 Stelle, che però ha pagato le sue origini non cascinesi (è nato a Trani, ndr). Questa amministrazione, invece, ha dato l’impressione di non ascoltare le esigenze della popolazione”.
Grosseto, Lega e Fdi all’8 per cento
Il crollo a sinistra c’è stato anche nell’unico capoluogo al voto in Toscana, Grosseto. Il 45 per cento ottenuto dal sindaco Pd Emilio Bonifazi nel 2011 (che poi diventò un 57 al ballottaggio) è crollato sotto la soglia dei 35 punti con il nuovo candidato – scelto con le primarie – Lorenzo Mascagni. Il Partito democratico resta il primo partito in città (18%), ma la débâcle ha favorito il sorpasso della coalizione di centro-destra che candida Antonfrancesco Vivarelli Colonna (39,5%). “Non credo si possa parlare di successo del centro-destra – commenta Giacomo Gori, candidato del Movimento 5 Stelle rimasto fuori dal ballottaggio (19,7%) – Quel 39% è nato dalla formazione di una mega coalizione che racchiude ben otto liste diverse. Il crollo del centro-sinistra, però, è innegabile”. Resta il fatto che partiti come Lega Nord e Fratelli d’Italia, quasi inesistenti alle elezioni del 2011, hanno ottenuto rispettivamente l’8,3 e il 7,8 per cento delle preferenze. Numeri che testimoniano un vero e proprio voto di protesta che ha premiato sia i 5 Stelle che la destra non moderata.
In una piazza come Grosseto, non nuova ai “ribaltoni” rispetto alla tradizione di sinistra (dal 1997 al 2006 è stato sindaco Alessandro Antichi, uno dei fondatori di Fi in Toscana) il “partitone” è di nuovo a rischio. “Questa amministrazione ha dimostrato un vero e proprio scollamento dalla realtà – conclude Gori – Invece di guardare all’ordinarietà e ai bisogni primari dei cittadini ha pensato bene di costruire una pista ciclabile in asfalto (costo 300mila euro circa, ndr) sulle antiche Mura Medicee. Nel frattempo le emergenze nel campo dei trasporti, rifiuti e sanità non sono state risolte”.
Montevarchi: commercianti, immigrati e faide interne
Scenario totalmente diverso rispetto a 5 anni fa anche a Montevarchi. Nel 2011, dopo aver ottenuto il 40 per cento delle preferenze, il sindaco del Pd, Francesco Maria Grasso, vinse al secondo turno contro un’altra coalizione di sinistra. Oggi il primo cittadino è uscito dal partito e, ricandidatosi da indipendente, ha ottenuto un insufficiente 19 per cento, mentre al ballottaggio sono andati Paolo Antonio Ricci (Pd), con il 31 per cento, e Silvia Chiassai (lista civica alleata con partiti di destra), che al primo turno è risultata la più votata, con il 34,5. Chiassai, già candidata come indipendente per Forza Italia alle Regionali, ha presentato una lista dal nome evocativo, che ricorda gli slogan del Carroccio, Prima Montevarchi, e che ha mangiato molti voti ai partiti ufficiali (la Lega comunque ha sfiorato anche qui il 5 per cento).
La scissione tra il sindaco uscente e i democratici è costata alla coalizione di centro-sinistra ben 10 punti, favorendo il sorpasso della destra. I problemi del centro-sinistra, secondo Luigi Paggini, capolista del M5S, sono di due tipi: “Da una parte – commenta -, il sindaco uscente è stato ‘accoltellato alla schiena’ dai suoi fratelli del Pd. C’è stata una crisi interna alla giunta. Ci sono così state le primarie che Grasso ha perso per un pugno di voti. Risultato che lo ha portato a candidarsi come indipendente. Dall’altra, però, abbiamo un’amministrazione che in cinque anni poco ha fatto per rispondere alle richieste dei cittadini”. Primi fra tutti i commercianti: “Da tempo gli esercenti chiedono che vengano presi provvedimenti per cercare di ripopolare il centro storico – dice Paggini – Il Comune, invece, ha fatto sì che la viabilità del nostro Paese diventasse Coopcentrica”.
Montevarchi, secondo quanto racconta l’esponente pentastellato, ha dovuto far fronte anche a un massiccio afflusso di immigrati senza riuscire a garantire livelli di accoglienza sufficienti. “In paese si contano circa 4mila immigrati, un numero elevatissimo su una popolazione di 24mila abitanti. Quantità del genere necessitano di programmi di integrazione validi che Montevarchi non ha. Il risultato è una microcriminalità ‘effervescente’, ghettizzazione e centinaia di persone che passano le giornate sedute lungo le vie del centro storico. Situazione che salta subito agli occhi della popolazione, con la destra impegnata come noi a fare propaganda in strada e che, su queste tematiche, è brava a cavalcare la tigre”.
Altopascio, Lega e Fdi trascinano il centrodestra
Il centrosinistra se la gioca – a differenza di 5 anni fa – ad Altopascio, in provincia di Lucca, Comune a guida del centrodestra ormai da vent’anni. Per la carica di sindaco si scontrano Francesco Fagni (centrodestra) e Sara D’Ambrosio (centrosinistra). Ma se nel 2011 il sindaco Maurizio Marchetti – che dal 1997 a oggi ha fatto 4 mandati da primo cittadino – si era presentato con una lista civica, quest’anno si può misurare la forza di Lega Nord e Fratelli d’Italia (e non di Forza Italia): il Carroccio ha preso quasi l’11 per cento, il partito della Meloni quasi il 7. Anche per questo Sara D’Ambrosio, candidata del Pd che ha strappato il ballottaggio, tra le sue varie iniziative, ha di recente chiesto “più sicurezza per Altopascio”. “Puntiamo tutto su sicurezza, famiglia, scuola e sociale – avevano detto i leghisti quando hanno presentato le loro liste – Vogliamo essere i guardiani del Comune“.
Per il Pd tutto bene, a parte le divisioni interne
Secondo il segretario regionale del Pd, il deputato renziano Dario Parrini, che già all’indomani del primo turno aveva spiegato che per i democratici era andata bene, anche se “in qualche caso, specie dove più si sono fatte sentire le divisioni interne, il risultato è inferiore alle aspettative”. “Nei Comuni fino a 15mila abitanti, dove governavamo rivinciamo quasi ovunque. Nei 6 comuni sopra i 15mila abitanti, andiamo al ballottaggio o avanti (a Cascina fortemente avanti, a Sesto meno) o in seconda posizione con distacchi minimi e annullabili tra 14 giorni (Grosseto, Montevarchi, Altopascio). Più ampio, invece, il nostro svantaggio a Sansepolcro“. A Sesto Fiorentino il Pd si scontrerà con una coalizione di sinistra, mentre a Sansepolcro con una lista civica. “Affronteremo i ballottaggi, con i quali ogni sfida ricomincia sempre da zero, con fiducia e determinazione, adoperandoci per spiegare le nostre proposte e ascoltare i cittadini ancora di più di quanto fatto in questi mesi”.