L’unica star neomelodica degli anni ’90, a parte Gigi D’Alessio, sopravvissuta in tutti questi anni è Franco Ricciardi che, nel 2016, festeggia trent’anni di carriera. “La mia forza è sempre stata la curiosità – mi spiega – ancora adesso non so cosa farò da grande”. Una storia che sarà raccontata da un docufilm con la regia di Romano Montesarchio e la produzione di Figli del Bronx e Cuore Nero Project. Definirlo neomelodico 20 anni fa poteva avere un senso, oggi non ce l’ha più, soprattutto se si dà un’accezione negativa a questo termine.
Franco Ricciardi ha saputo dialogare con le nuove generazioni, mescolando la canzone popolare napoletana, con il rock, il blues, il rap e la musica dance, grazie anche all’apporto del versatile produttore Rosario Castagnola, in arte D-ross. E oggi alcune delle cose più interessanti che arrivano da Napoli portano la loro firma. Ma nonostante riempia palazzetti e abbia vinto il David di Donatello, l’artista napoletano sente ancora il peso del pregiudizio. E a chi gli domanda: “Sei un neomelodico?”, scherzando risponde: “Sì, mia mamma è un’assassina e mio padre è in carcere, canto ai battesimi e ai matrimoni e nell’ultimo hanno ucciso la sposa davanti ai miei occhi”.
Quanto fa male? Tanto, ma oramai ho imparato a riderci su. Il pregiudizio lo avverto negli sguardi, nelle domande e nel modo in cui si pone certa stampa e certi addetti ai lavori. Ma, come diceva il grande Eduardo De Filippo, gli esami non finiscono mai e l’unico modo che abbiamo per vincere i pregiudizi è farlo sul campo di battaglia, che per me è la mia musica.
Sei stato tra i primi a contaminare la nuova melodia napoletana, con la musica impegnata (con)fondendo pubblici, storie e suoni. Con i 99 Posse, nel 1996, nacque il brano Cuore Nero e da allora tante collaborazioni: Capone Bungt&Bangt, Peppe Lanzetta, Club Dogo, Clementino e Rocco Hunt. Come reagì il tuo pubblico? Inizialmente si sentì violentato. Le mie fans piangevano e pensavano mi avessero drogato: “Non è più lui, non hai mai parlato così”, dicevano. Per fortuna col tempo le cose sono cambiate. Il mio pubblico è cresciuto con me e oggi ai miei concerti vengono padri, figli e i nipoti.
Con ‘A verità hai vinto il David di Donatello, per la miglior canzone originale del film Song ‘e Napule dei Manetti Bros. Com’ è stato? Bellissimo e inaspettato, perché non avrei mai immaginato di vincere un premio così prestigioso, legato, tra l’altro, al mondo cinematografico e poi una cosa è certa, per vincere io significa, che di sicuro non è un premio truccato (sorride).
In questo momento stai girando, come attore il nuovo film dei Manetti Bros. Si sono presi una bella responsabilità, perché pur impegnandomi non sarò mai un attore, per fortuna reciterò al fianco di grandi nomi: Carlo Buccirosso, Claudia Gerini, Serena Rossi e Raiz.
Proprio con Raiz hai scritto, Capisce a me, il nuovo singolo che anticipa il disco. Com’è nata questa collaborazione? C’è una stima reciproca, amo il suono della sua voce profonda e verace e amo il modo in cui scrive. Gli ho chiesto di mettere le parole su una melodia e lui ha interpretato perfettamente il mio mondo.
Come festeggerai i trent’anni di carriera? Con un nuovo album per i miei fans e con un grande evento, il 15 ottobre, in una piazza del centro di Napoli. Il messaggio del concerto sarà: “Se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna”, perché con la mia musica, in questi trent’anni, ho sempre cercato di portare la periferia al centro.