Falluja “è tornata nelle braccia della Nazione”. A cantare vittoria sulla ormai ex roccaforte dell’Isis a 50 km a ovest di Baghdad è il premier iracheno Haider al-Abadi, che ha annunciato la liberazione della città, la prima dell’Iraq a cadere nelle mani dello Stato islamico nel 2014, con un tweet dal suo profilo. E sempre sul social ha aggiunto: “Mosul sarà la prossima battaglia, Daesh sarà sconfitto”, mentre in un discorso televisivo ha detto che “non c’è posto per Daesh in Iraq. Lasciate il nostro paese. L’Iraq è solo per gli iracheni”.
PM Al-Abadi: Fallujah has returned to the nation and Mosul is the next battle, Daesh will be defeated pic.twitter.com/rNhHKMfYfF
— Haider Al-Abadi (@HaiderAlAbadi) 17 giugno 2016
Il primo ministro ha d’altro canto affermato che ci sono ancora delle “sacche di resistenza” di combattenti dell’Isis, aggiungendo che “devono essere bonificate entro qualche ora”. I combattimenti nella città stanno infatti continuando, anche dopo che le truppe di Baghdad hanno issato, nella mattina di venerdì 17 giugno, la bandiera dello Stato iracheno sull’edificio del municipio.
“La liberazione del complesso governativo simboleggia la restaurazione dell’autorità dello Stato”, aveva detto il comandante della polizia federale, il generale Raed Shaker Jawdat. Da parte sua, il comandante delle operazioni congiunte, il generale Abdul Wahab al Saedy, ha fatto sapere che i miliziani del sedicente Califfato hanno opposto una resistenza “debole”, mentre “la maggior parte” dei civili aveva abbandonato l’area. Le truppe governative sono state sostenute da raid della Coalizione internazionale a guida Usa.
L’offensiva contro l’Isis è durata quasi quattro settimane, durante le quali le forze dell’esercito regolare hanno conquistato prima la zona industriale della città e poi quella governativa, nell’area di Nazzal, dove si ritiene che fossero situati depositi di armi e centri di comando dell’Isis. Ma la battaglia non è finita: alcuni scontri sono segnalati ancora in diversi altri quartieri, la città è disseminata di mine e secondo stime dell’Onu circa 50mila persone sono ancora all’interno dell’abitato (mentre sono 40mila quelle partite nelle ultime settimane).
Come se non bastasse, si temono nuove violenze di rappresaglia delle forze sciite sulla popolazione sunnita di Falluja: secondo l’emittente Al Jazeera, infatti, continua a cresce il numero dei civili che denunciano di essere stati torturati dalle Unità di mobilitazione popolare, milizie sciite, dopo essere fuggiti dalla città nell’Iraq settentrionale.