La contabilità è presto fatta: dieci decreti legge, il quinto del governo guidato da Matteo Renzi, in cinque anni per salvare l’Ilva di Taranto. L’ultimo sarà discusso la prossima settimana in Aula a Montecitorio. Dove, in sede di conversione, le opposizioni promettono battaglia. Il primo round si giocherà sulle pregiudiziali di costituzionalità.

IMMUNI E IMPUNITI Nel mirino di Sinistra italiana (Si) finisce innanzitutto la norma che modifica “in modo grave e palesemente incostituzionale” il precedente decreto legge del 5 gennaio 2015 con l’obiettivo di “estendere l’immunità penale e amministrativa” alle condotte “poste in essere dal commissario straordinario e dai soggetti da lui delegati connesse all’attuazione dell’Aia” (Autorizzazione integrata ambientale) e “delle misure previste nel Piano ambientale relativo allo stabilimento Ilva”, comprese quelle “dell’affittuario o acquirente”. Contraddicendo, secondo i deputati di Sinistra italiana (prima firmataria Donatella Duranti), “i principi di riserva di giurisdizione e di obbligatorietà dell’azione penale” disciplinati dall’articolo 112 della Carta. E violando quello di uguaglianza fissato dall’articolo 3 della Costituzione. Una norma che, secondo i parlamentari di Si, introduce di fatto “un ‘diritto di disastro’ in capo ad alcuni soggetti i cui comportamenti risultano tutelati da una presunzione di liceità”. Ancora più preoccupante in relazione ai problemi che, “soprattutto sotto il profilo sanitario e ambientale”, continuano a tormentare il territorio che ospita il sito industriale. Ma non basta. Prevedendo che il termine per l’attuazione del piano ambientale, “a suo tempo già prorogato”, possa essere ulteriormente dilazionato su istanza dell’aggiudicatario fino al 2019, il provvedimento mette a rischio, secondo Sinistra italiana, “l’obbligo di tutelare la salute” e quello di “impedire lo svolgimento di iniziative economiche con modalità tali da arrecare danno alla sicurezza”.

ABUSO D’URGENZA Ma oltre alla sostanza c’è anche la forma a finire sotto accusa. “Il governo continua ad abusare della decretazione d’urgenza” espropriando il Parlamento della potestà legislativa, accusa la pregiudiziale del Movimento 5 Stelle (primo firmatario Andrea Vallascas). Senza contare, nel merito, che “la Commissione europea sarebbe orientata a considerare le misure dell’Italia in favore del rilancio dell’Ilva”, in particolare il prestito di 300 milioni per far fronte alle indilazionabili esigenze finanziarie del gruppo, “come aiuti di Stato”. E, come Sinistra italiana, anche i grillini mettono nel mirino non solo la possibilità di prorogare di altri 18 mesi il termine per l’attuazione del Piano ambientale, ma anche “l’immunità penale, civile e amministrativa”, garantita ai commissari straordinari per le condotte messe in essere proprio in relazione all’attuazione del Piano stesso. Suona invece come un attacco all’operato del governo la pregiudiziale di Forza Italia (primo firmatario Francesco Paolo Sisto). Questo ennesimo intervento dimostrerebbe “la drammaticità di una situazione aziendale, lavorativa, ambientale e territoriale non più sostenibile”, scrivono i deputati azzurri. Specchio “di un governo che ancora, decreto dopo decreto, continua a brancolare nel buio, senza riuscire a mettere a fuoco una sola soluzione compiuta”.

DECRETO ARBITRARIO In particolare, si legge tra i rilievi sollevati, il testo si dimostra  “contrario alla tutela del paesaggio e dell’ambiente naturale” oltre che al “diritto alla salute”, dal momento in cui “differisce di 18 mesi il termine per l’attuazione del Piano ambientale di risanamento dell’Ilva rispetto alla precedente scadenza”. Senza contare i “diversi profili di contrasto con la normativa comunitaria in materia ambientale”. Per non parlare dell’estensione dell’“immunità penale e amministrativa già prevista per il Commissario straordinario e i soggetti da lui delegati nell’esecuzione del Piano ambientale anche all’affittuario o acquirente”, in “evidente violazione dell’articolo 3 della Costituzione” nonché dei principi “di riserva di giurisdizione e dell’obbligatorietà dell’azione penale”. Rilievi questi ultimi condivisi con Sinistra italiana e M5S. Infine, un richiamo alla forma. “Inserire il provvedimento in esame , il decimo sullo stesso tema, nell’ambito dell’articolo 77 della Costituzione (che disciplina proprio la decretazione d’urgenza, ndr), svilisce il principio stesso di necessità e urgenza”. Insomma, concludono i deputati di Forza Italia, “è più che mai evidente come il decreto-legge sia diventato uno strumento di incastro variabile” attraverso una modalità di utilizzo della Carta “assolutamente arbitraria e intollerabile”.

PARLAMENTO MORTIFICATO Infine, la pregiudiziale della Lega Nord (primo firmatario Stefano Allasia) che pone l’accento sulla violazione della libertà dell’iniziativa economica privata per effetto del decreto del governo Renzi. Profilando “una sorta di statalizzazione della società che vede lo Stato invadere la sfera del privato”. Non solo. Il “proliferare di decreti legge che perdura dal 2012 snatura le caratteristiche di urgenza dell’intervento governativo”. Oltre a non essere “risolutivo delle problematiche legate all’Ilva”. Senza contare che “la prassi del ricorso continuo e reiterato all’uso della decretazione d’urgenza che è stata più volte censurata dalla Corte Costituzionale svuota e mortifica il ruolo del Parlamento”.

Twitter: @Antonio_Pitoni

 

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