L’accorpamento è “ragionieristicamente perfetto”, ma rischia di dilapidare un patrimonio di “storia”, “vissuti” e “saperi” perché “l’efficienza non si traduce attraverso una mera semplificazione“. E’ netto il parere di Franco Gabrielli sulla norma della legge Madia che prevede l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri. Una misura contro il quale si schierano compatti i sindacati, che avvertono: “Contro questa militarizzazione forzata dei forestali scatterebbero migliaia di ricorsi“, spiega Maurizio Cattoi, segretario del Sindacato nazionale dirigenti e direttivi del Corpo Forestale.
Il passaggio previsto dalla riforma riguarda funzioni e personale, ad eccezione delle competenze anti-incendio, da attribuire al Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Si darebbe così vita a una nuova organizzazione, all’interno dei carabinieri. I forestali chiamati al passaggio nell’Arma sono circa 7mila, con piccoli contingenti riservati ai Vigili del fuoco, alla Polizia e alla Guardia di finanza. Prevista anche la possibilità di fare richiesta per passare alla Pubblica Amministrazione in senso lato.
“Credo che non sia stata una scelta felice – ha detto il capo della Polizia nel suo intervento alla Scuola superiore interforze – la rispettiamo, ma credo che la forza del nostro sistema sia nella diversità che si fa sintesi, non nelle acritiche, ragionieristiche operazioni di fusione”. “Quando ero giovane anche io pensavo che fosse economicamente più redditizio fare semplificazioni – ha detto ancora l’ex prefetto di Roma – ragionieristicamente è perfetto, ma si perde di vista che dietro ogni organizzazione, ogni storia, ci sono dei vissuti e dei saperi”. E dunque, ha concluso il capo della Polizia, “nel nostro paese la pluralità delle forze di polizia non è un elemento di inciampo, una sottrazione di risorse o un appesantimento del sistema, ma semplicemente una risorsa“.
Le parole del capo della Polizia danno fuoco alle polveri dei sindacati. Il primo problema è la trasformazione dei forestali in militari. “In primo luogo, noi siamo dipendenti civili – spiega ancora Cattoi – e ci troviamo a subire una militarizzazione forzata. Ma essere militari è una scelta che può essere fatta solo volontariamente. Per questo, se si arrivasse all’accorpamento, scatterebbero migliaia di ricorsi. In secondo luogo, il controllo ambientale non può essere militarizzato, il guardaboschi non può rispondere alla Pinotti. L’aspetto penale della salvaguardia del territorio è solo la punta dell’iceberg di una serie infinita di controlli di carattere amministrativo“.
“Le parole di Gabrielli non solo sono totalmente condivisibili – afferma Marco Moroni, segretario generale del Sapaf, il maggior sindacato del Corpo forestale – ma rappresentano meravigliosamente i concetti e le battaglie che i Forestali portano avanti da tempo per impedire questa scellerata operazione di militarizzazione del Corpo”. “Nei prossimi giorni verremo auditi alla Camera dei deputati sull’ipotesi di decreto di accorpamento – conclude Moroni – e chiederemo a tutti i parlamentari di ascoltare e fare proprie le parole del Capo della Polizia di Stato”.
Una presa di posizione, quella di Gabrielli, che guadagna il plauso anche di Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil: “Le parole del capo della polizia sono di buon senso. Soprattutto, ricordano a tutti noi e a chi ha responsabilità politiche e di governo la grandezza di una legge, la 121, che ha disegnato il sistema della sicurezza così come lo conosciamo. Una riforma è certamente necessaria, ma non nel segno di una nuova militarizzazione. E’ ovvio che possiamo e dobbiamo intervenire per riformare il sistema della sicurezza – conclude Tissone – ma non certo militarizzando le forze di polizia esistenti, togliendo diritti al personale e diminuendo l’efficienza del sistema”.