Il dato monstre diffuso dal vicepresidente del Csm Legnini dopo un incontro negli uffici giudiziari del capoluogo campano: 30mila condanne e 20mila assoluzioni rimaste lettera morta, inclusi i mancati sequestri di beni. Alla base, la mancanza di personale amministrativo. Il ministro Orlando annuncia ispezioni: "Numeri preoccupanti, andiamo a verificare". Ardituro: "Inutili, la causa è nota"
Cinquantamila sentenze definitive non eseguite. E ben 12mila di queste riguardano persone da arrestare. Il dato monstre riguarda il distretto giudiziario di Napoli ed è stato divulgato dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, che ha parlato con i giornalisti dopo un incontro con i responsabili degli uffici giudiziari del capoluogo campano sulla carenza di personale amministrativo. “Nel Distretto di Napoli restano ineseguite attualmente 50mila sentenze definitive, 30mila delle quali di condanna e 20mila di assoluzione”, ha affermato Legnini. E, appunto, ben 12mila di queste – hanno precisato fonti del Csm – riguardano persone da arrestare.
Il ministro della giustizia Andrea Orlando ha annunciato accertamenti: “Andiamo a vedere cosa è successo. La richiesta di un approfondimento nasce dal fatto che i numeri indicati dal presidente della Corte d’Appello non possono che preoccupare. Stiamo prevedendo una serie di misure di rafforzamento della presenza del personale di cancelleria, ma distretti che hanno uguali scoperture non hanno accumulato questo ritardo nella notifica delle sentenze”. La questione delle sentenze ineseguite è legata infatti alla mancanza di personale amministrativo, problema sollevato energicamente, nei giorni scorsi, anche dal Procuratore capo di Torino Armando Spataro e da altri responsabili di uffici giudiziari in tutta la Penisola. “La scopertura di organico dei soli magistrati nel Distretto di Napoli – ha spiegato ai cronisti il consigliere del Csm Antonello Ardituro, con una lunga esperienza all’antimafia di Napoli – oscilla tra il 20 e il 40 per cento”. Di conseguenza, commenta Ardituro, gli accertamenti affidati agli ispettori dal ministro della Giustizia sulla Corte di appello di Napoli sono “inutili. L’ispezione c’è stata da poco. La causa è chiara: la mancanza di personale amministrativo”.
“Napoli è la sintesi dei problemi giudiziari del Paese – ha affermato il Procuratore generale Luigi Riello – e non è in gioco la produttività dei magistrati, che qui, dati alla mano, è superiore di 1/3 a quella di Roma, Milano e Palermo”. Oltre alle sentenze non eseguite, ci sono i beni da sequestrare alla criminalità. “Il problema dell’esecuzione è fondamentale”.
“Il dato grave del numero abnorme di sentenze passate in giudicato e ineseguite deve farci riflettere, ci induce ad assumere iniziative”, ha aggiunto Legnini. “Non è possibile che di fronte al dato positivo di un’alta produttività, e del lavoro frutto di sacrifici e rischi per i magistrati che quotidianamente amministrano la giustizia in vari ruoli, si arrivi a una sentenza e per carenze di personale o di mezzi resti ineseguita”. Un dato, ha sottolineato il vicepresidente del Csm, che si riflette “sulla sicurezza, perché sono persone che dovrebbero essere arrestate, e sull’erario per l’introito non realizzato. E’ uno dei macro temi di cui ci occuperemo”.
Sull’esecuzione della pena è intervenuto il presidente dell’ Associazione Magistrati Piercamillo Davigo, che definisce le aule di giustizia in Italia “suq arabi”. “In Italia c’è sempre la speranza di non scontare la pena – aggiunge Davigo – mentre all’estero il 90% degli imputati si dichiara colpevole e sceglie i riti alternativi, da noi continuiamo a fare un numero sterminato di processi”.
Il 15 giugno il Consiglio Superiore della Magistratura ha inviato al ministro della Giustizia una delibera sulle “misure indispensabili ed urgenti in tema di risorse amministrative”. Per l’organo di autogoverno dei giudici nei tribunali italiani mancano oltre 9mila unità amministrative, il 20,7% dell’ organico previsto. Circa 4mila unità sono in via di trasferimento alla Giustizia grazie alla mobilità amministrativa, ma la carenza – sottolinea il Csm – non è solo numerica, ma qualitativa. Per la gestione del processo telematico, infatti, servono figure professionali di ingegneri e statistici.
Ai vuoti di organico si somma spesso la carenza di strutture. “Circa la metà delle aule del Tribunale Napoli Nord sono inadeguate per lo svolgimento dei processi – ha segnalato il presidente Elisabetta Garzo alla delegazione del Csm – mancano gli impianti di registrazione e i sistemi per le videoconferenze”. Qualche elemento positivo non manca, come l’informatizzazione che, proprio a Napoli Nord, permette la registrazione in tempo reale delle informative della Polizia giudiziaria, o l’aula per l’audizione protetta dei minori realizzata per la vicenda della piccola Fortuna Loffredo, abusata e uccisa a Caivano. “A Napoli si concentrano le criticità e le emergenze”, sintetizza Legnini, ma anche le positività”. Nel conteggio, però, le prime prevalgono.