Il presidente Putin dice di avere chiesto l'intervento del Cio. Il suo ministro dello Sport, Vitaly Mutko, ha affermato che Mosca reagirà sicuramente alla decisione. La due volte campionessa olimpica nel salto con l’asta, Yelena Isinbayeva, intende dimostrare in tribunale che si tratta di una violazione dei diritti umani
I laboratori clandestini, il centro di Saransk, i whereabout contraffatti. Secondo la Iaaf è cambiato poco o nulla dalla diffusione del report della Wada che a novembre dello scorso anno aveva etichettato l’atletica russa come dopata per volere centrale. Quel sistema è stato solo in parte smantellato e Mosca non ha fatto significativi passi in avanti, sufficienti almeno prendersi il lasciare passare per i Giochi. In pista e sulle pedane del Brasile, la Russia non ci sarà. È una nuova Guerra Fredda sportiva, quella scatenata dalla decisione della Federazione internazionale di atletica leggera, presa all’unanimità a Vienna. Ventiquattro voti favorevoli all’esclusione perché la task force guidata dal norvegese Rune Andersen non ha rilevato alcun miglioramento in quel sistema corrotto, bollato come ‘doping di Stato’, che aveva fatto scattare la sospensione. Ora definitiva, a meno che il Cio – o il Tas di Losanna – non riammetta singolarmente gli atleti non coinvolti. Sarebbe la prima volta da Los Angeles 1984, quando vennero boicottate le Olimpiadi, senza corridori e saltatori russi.
Di tutta risposta, il presidente russo Vladimir Putin ha fatto sapere di avere chiesto l’intervento dell’Agenzia mondiale anti-doping e del Comitato olimpico internazionale riguardo la decisione della Iaaf, una presa di posizione che ritiene ingiusta, anche se si dice convinto che una soluzione verrà trovata. La decisione era nell’aria, “attesa” la definisce il ministro dello Sport Vitaly Mutko, prima di andare al contrattacco con un forte “reagiremo”. La campionessa di salto con l’asta Elena Isinbayeva va oltre: “E’ una violazione dei diritti umani, farò ricorso alla Corte dei diritti dell’uomo”. C’erano pochi margini però, perché nelle ultime settimane le integrazioni del report avevano lanciato nuovi dubbi. Fino a una manciata di giorni fa alcuni atleti hanno saltato i controlli: uno avrebbe addirittura abbandonato lo stadio durante una gara, rendendosi irreperibile; un’altra avrebbe tentato di passare il test urinando attraverso un apparecchio contenente un campione pulito. Troppi sospetti, troppe incertezze perché la Iaaf potesse dare il lasciare passare.
Le trecento pagine redatte dalle commissione indipendente dell’Agenzia mondiale antidoping avevano tracciato un quadro drammatico, dove l’influenza politica era forte e si arrivava a ipotizzare il coinvolgimento dei servizi segreti. Alcune federazioni ‘pesanti’ era intervenute con decisione chiedendo alla Iaaf di non fare sconti e la Federazione internazionale ha sposato quella linea, stroncando le difese russe. Anche se gli stessi vertici della Iaaf – compreso il presidente Sebastian Coe – vivono una posizione difficile in tema di anti-doping, macchiati dall’accusa sostenuta dai magistrati inglesi di aver coperto, sotto il governo di Lamine Diack, diverse posizioni scottanti tra cui proprio quella dei russi alla vigilia dei Mondiali 2013.
Un cortocircuito che spingerà la Russia ad alzare i toni così come fatto a novembre. Vladimir Putin aveva invocato la punizione dei singoli, senza coinvolgere l’intera Mosca per non penalizzare gli atleti puliti e non marchiare come un ‘marcio’ il sistema russo. L’orientamento è stato diverso e ora resta solo il Comitato olimpico, che si esprimerà martedì. Anche se Coe ha subito chiarito che “l’ultima parola sulla partecipazione ai Giochi spetta alla Iaaf, non al Cio” e aggiunto che gli sportivi non coinvolti nelle vicende di doping potrebbero essere ammessi alle gare come “atleti neutrali”, cioè senza bandiera. Il salvacondotto avrebbe comunque il sapore dello smacco per Mosca, difficilmente disposta ad accettarlo passivamente. Per questo l’Araf, la Federatletica russa, fa affidamento sulla decisione del Cio, orientato – pare – a concedere delle wild card (“Intendiamo proteggere gli atleti puliti”, le parole di Bach), e nel frattempo prepara un ricorso al Tas, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa R-Sport citando le parole del segretario generale Mikhail Butov. Intanto i russi restano sospesi. Non potranno partecipare ad alcuna gara, a partire dagli Europei di Amsterdam in programma a luglio. Tra ‘doping di stato’ e le accuse ai vertici di chi lo condanna, per l’atletica è davvero notte fonda.