E’ il giorno del debutto di The floating piers, il “progetto per il lago d’Iseo” firmato Christo, l’artista (81 anni) di origine bulgara, emigrato negli Usa negli anni Sessanta con la moglie e coetanea Jeanne Claude (morta nel 2009), famoso in tutto il mondo soprattutto per aver “impacchettato” monumenti ed elementi paesaggistici (dalla Fontana di piazza del Mercato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1968 alla Porta Pinciana a Roma nel 1974, al Reichstag a Berlino nel 1995).
Per realizzare il progetto di land art, che risale al 2014, è stato scelto il lago d’Iseo – diviso tra le province di Bergamo e Brescia. L’installazione che, fino al 3 luglio, permetterà di camminare sull’acqua, consiste in un percorso pedonale di 4,5 chilometri, composto da pontili larghi 16 metri e alti 50 centimetri ricoperti da 70 mila metri quadrati di tessuto giallo cangiante. Per realizzare l’opera sono stati impiegati pontili galleggianti formati da 200 mila cubi in polietilene ad alta densità che seguono il movimento delle onde.
Una “passeggiata” che, secondo le aspettative, attirerà quasi un milione di visitatori. In prossimità dell’apertura c’è stato l’intervento dei sindacati per garantire il rispetto delle norme di sicurezza e retributive (uso eccessivo dei voucer) per i 600 addetti ai quali è affidato il controllo del pontile 24 ore su 24. Anche l’area logistico-operativa (ex fabbrica tessile dismessa intrisa di amianto) per lo stoccaggio e la realizzazione della passerella è stata oggetto di polemiche.Ma quanto costa, realmente, portare questo angolo di Lombardia alla ribalta? Sarà davvero una grande operazione di marketing territoriale?
Il lago d’Iseo è una piccola realtà stretta tra colline e montagne, alle spalle ha la valle Ca-monica e il massiccio dell’Adamello. E’ fisicamente difficile, in certi angoli che ricordano gli spazi stretti e scoscesi, dei fiordi, gestire grandi numeri di visitatori e rendere sostenibile l’evento. Un’intuizione, quella della passerella, The floating piers, che l’artista aveva provato a realizzare, senza successo, lungo un arco temporale di vent’anni in ogni angolo del mondo. Neppure in aree più grandi e meno complesse di questa sotto il profilo logistico e ambientale il progetto era stato giudicato idoneo. Eppure qui, a poche ore dall’inizio dell’evento (pioggia permettendo) l’opera è già stata un successo di critica e pubblico. Ma la gestione logistica, il flusso ordinato dei visitatori, e la loro sicurezza sono una grande scommessa.
L’evento non è stato gestito da un Commissario (sul modello Expo) in modo da accorpare le competenze frammentate tra i vari enti. La pianificazione delle complesse attività realizzative da parte dei soggetti pubblici coinvolti nell’intrigante opera ingegneristico-artistica è stata un deficitaria e superficiale. Era stato commissionato un piano ad una importante società di consulenza (Systematica), poi non applicato. I costi pubblici, che all’inizio del progetto erano stati valutatati zero, sono esplosi: almeno tre milioni di euro (per trasporti, sanità, sicurezza, siti internet, cartellonistica, smaltimento alghe, impianti, meteo, ecc.). Per non parlare dei costi di congestione a carico dei residenti che, secondo uno studio commissionato dal circolo locale di Legambiente, ammonterebbero a 8 milioni di euro.
Inoltre l’evento non ha luogo in un’area protetta o in un impianto fieristico, bensì dove vi-vono migliaia di cittadini che già da una settimana si sentono blindati. Ciò riguarda in particolare gli abitanti di Monteisola, l’isola lacustre più grande d’Europa, dove si intrecciano le reti per le porte dei campi da calcio di mezzo mondo: nel minuscolo comune in mezzo al lago sebino vivono circa duemila persone, molte delle quali ogni giorno prendono il traghetto per andare e tornare dal lavoro.
In questi giorni il piccolo lago d’Iseo verrà dunque conosciuto in tutto il mondo, ma a quale prezzo? Comunque sia, il territorio non ha la vocazione dell’industria turistica in stile Rimini o litorale veneto. E’, invece, una piccola realtà, dove i turisti più affezionati sono prevalentemente stranieri che amano godersi in silenzio le bellezze del paesaggio. Insomma, far tesoro di questa pubblicità del territorio, portata da Christo, richiederà un cambio di mentalità delle amministrazioni che, negli ultimi anni, hanno dato il via a processi di cementificazione e consumo di suolo a ritmi ben superiori a quelli che sarebbero imposti da criteri di sostenibilità sul territorio. Per avere ricadute stabili di un evento che dura solo 16 giorni ci sarà quindi bisogno di un freno agli appetiti urbanistici.
Camping, B&B, agriturismi e hotel assieme- ovvero le fondamenta di un turismo diffuso, sostenibile e lento – devono avere il soppravvento sulla politica del “mordi e fuggi” giorna-liero che oggi caratterizza i visitatori del weekend. C’è da pensare (e sono problemi anno-si) ai depuratori mal funzionanti, alla rete fognaria obsoleta e ad un lago che è stato definito dagli esperti un “brodo al fosforo”, tanto è vero che è il più inquinato tra quelli lombardi.