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Corriere della Sera, Cairo rilancia e propone le nozze con Rcs. Bonomi promosso a metà dal cda di Rizzoli

L'editrice di La7 ha messo sul piatto 0,16 azioni per ogni azione ordinaria Rcs contro 0,12 offerte in precedenza. E punta sull'aggregazione tra i due soggetti, che potrebbe prevedere un aumento di capitale da 70 milioni. Intanto, il board di via Solferino dà parere positivo sul piano industriale dell'offerta dei soci storici, ma ritiene il prezzo troppo basso

Urbano Cairo rilancia sul Corriere della Sera e propone le nozze dell’editrice di La7 con Rcs. Intanto il consiglio di amministrazione del gruppo di via Solferino promuove a metà l’offerta del rivale Andrea Bonomi: il piano industriale piace ai soci, ma, come nel caso di Cairo, il prezzo (0,70 euro in contanti) è ritenuto troppo basso. Ed è comunque inferiore alle quotazioni del titolo Rcs (0,78 euro) che, in sei mesi, ha guadagnato in Borsa il 60% (il 12,6% solo negli ultimi 30 giorni).

“Cairo Communication non molla e fa una proposta importante, che ha una serie di punti strategici” ha dichiarato l’editore alessandrino dopo il cda che ha decretato un miglioramento (+33%) dell’offerta di scambio su Rcs. Il consiglio dell’editrice di La7 ha, infatti, messo sul piatto 0,16 azioni Cairo per ogni azione ordinaria Rcs contro 0,12 offerte in precedenza. La nuova proposta valorizza il titolo di via Solferino a 0,69 euro, un centesimo meno di quanto proposto da Bonomi in un’offerta che però è interamente in contanti.

Non solo: Cairo è entrato anche nel merito del piano industriale progettando l’integrazione di Rcs nel suo gruppo al massimo entro due anni. L’operazione di aggregazione mette in gioco risorse finanziarie importanti grazie ai 110 milioni di liquidità nelle casse della Cairo Communication che potrebbe procedere anche ad un aumento di capitale da 70 milioni riservato a “soci o a terzi”. Si tratta quindi di un progetto ben più articolato da quello presentato in precedenza che porterà alla nascita di un’azienda editoriale con un giro d’affari 2017 da 1,273 miliardi e un margine operativo lordo da 172 milioni. Un gruppo di cui Cairo vuole tenere ben saldo il controllo come testimonia il fatto che, in vista di una eventuale vittoria su Rcs, il cda dell’editrice di La7 proporrà all’assemblea straordinaria del 18 luglio l’introduzione del “voto maggiorato (fino a un massimo di due voti) per ogni azione appartenuta al medesimo soggetto per un periodo continuativo non inferiore a 24 mesi”, come si legge nella nota del consiglio.

Intanto il piano di Bonomi, in cordata con Della Valle, Unipol, Pirelli e Mediobanca, ha incassato il parere postivo dal cda di Rcs sul profilo industriale dell’offerta che prevede di “sostenere e accelerare il processo di ristrutturazione avviato dall’attuale management” e di “creare un gruppo editoriale multimediale di portata internazionale”, come spiega il prospetto informativo dell’Opa. I progetti di Bonomi sono quindi sostanzialmente in linea con il lavoro svolto finora dall’ad Laura Cioli. Senza contare che il finanziere e i suoi soci si sono impegnati a fare la propria parte in eventuali aumenti di capitale fino a 150 milioni e si sono detti disponibili a valutare “la possibilità di investire ulteriori risorse finanziarie, sempre in funzione alle eventuali proposte del Consiglio di amministrazione”. Tuttavia per i soci di Rcs, i 70 centesimi per azione messi sul piatto dal finanziere con la lussemburghese International media holding sono pochi, considerato che, secondo l’esperto indipendente, Roberto Tasca, il titolo vale fra “0,80 e 1,13 euro, con un valore intermedio di 0,95 euro” come ricorda la nota del gruppo editoriale.

Inoltre il cda del gruppo editoriale “segnala le modifiche allo statuto sociale di Rcs in tema di governance che i soci di Imh intendono proporre all’assemblea degli azionisti di Rcs in caso di esito positivo dell’offerta pubblica di acquisto”. Di che cosa si tratta esattamente? Nel prospetto informativo, International Media holding fa presente che intende dominare il consiglio di amministrazione dell’editore del Corsera modificandone lo statuto al fine di lasciare una sola poltrona per gli azionisti di minoranza. Con il risultato di ridurne sensibilmente il peso nella definizione delle strategie del gruppo. In compenso il numero uno di Investindustrial e i suoi alleati si impegnano a non vendere le azioni fino al terzo anniversario del patto parasociale che li legherà in caso di successo della loro offerta, operativa da lunedì 20 giugno.

Dalla prossima settimana quindi le due proposte per Rcs viaggeranno in parallelo, con Bonomi e alleati che dovranno decidere eventuali rilanci entro il venerdì successivo. Intanto però, in attesa di conoscere chi sarà il nuovo padrone dopo l’addio della Fiat, Rcs ha già raggiunto un risultato importante: l’azienda ha firmato con le banche l’accordo del contratto di finanziamento da 352 milioni. E’ un passaggio fondamentale per il rilancio del gruppo di via Solferino. Indipendentemente da chi vincerà la battaglia per il controllo del Corsera.