Il caso è nato dopo la pubblicazione della notizia sulle pagine di un quotidiano locale, che ha raccontato come l’unico medico non obiettore dei sette dottori del reparto di Ginecologia del Sant'Antonio Abate non sia più in servizio
“A Trapani non è più garantito il diritto all’interruzione di gravidanza“. A lanciare l’allarme è il coordinamento donne di Cgil e Uil dopo che è andato in pensione il dottor Tommaso Mercadante, l’unico medico non obiettore di coscienza dell’ospedale locale, sola struttura pubblica della città. “Dall’11 maggio al Sant’Antonio Abate le donne non possono più ricorrere ad aborti chirurgici e aborti dopo i 90 giorni perché l’ultimo medico non obiettore di coscienza sta andando in pensione”, spiegano Antonella Granello (Cgil) e Antonella Parisi (Uil), che sottolineano anche il rischio dell’aumento di aborti clandestini.
Il caso è nato dopo la pubblicazione della notizia sulle pagine di un quotidiano locale, che ha raccontato come l’unico medico non obiettore dei sette dottori del reparto di Ginecologia del Sant’Antonio Abate non sia più in servizio. Restano così altri sei colleghi, che però sono tutti obiettori: una situazione che preoccupa alle rappresentanti sindacali di Cgil e Uil, al punto di avere chiesto un incontro urgente al direttore generale dell’Asp Fabrizio De Nicola per aprire un confronto “sul problema dell’interruzione volontaria di gravidanza e sul potenziamento dei consultori”. “L’azienda sanitaria – scrivono le due sindacaliste – è tenuta a garantire alle donne che ne fanno richiesta il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza stabilito dalla legge 194. Ciò che sta venendo meno a Trapani e in provincia è il principio di autodeterminazione delle donne a cui deve essere garantito il diritto libero e gratuito affinché possano scegliere autonomamente di diventare madri senza discriminazioni e a seconda delle condizioni personali di ognuna”.
Per le due sindacaliste, inoltre, c’è il rischio che col venir meno della possibilità di rivolgersi all’ospedale pubblico aumentino gli aborti clandestini: in media, affermano i sindacati, a Trapani si registrano circa 600 richieste di Ivg ogni anno e, “considerato che da oltre un mese il servizio non viene più garantito, ci chiediamo quale risposte sono state date alle donne che si sono rivolte al servizio pubblico per effettuare l’interruzione volontaria della gravidanza”. “Ci batteremo – concludono Granello e Parisi – affinché anche in provincia di Trapani si garantiscano il servizio di interruzione volontaria della gravidanza, un’adeguata assistenza sanitaria e si potenzino i consultori, così come prevede la legge”.
Nel dibattito è intervenuto il direttore sanitario dell’ospedale, Francesco Giurlanda: “Il medico che viene assunto può in qualsiasi momento dichiararsi obiettore di coscienza” e la soluzione da lui prospettata è quella di ricorrere a una convenzione esterna con privati, o di rivolgersi ad altre strutture pubbliche: quella più vicina è l’ospedale di Castelvetrano, piccolo centro che dista da Trapani 80 chilometri. Mentre il direttore sanitario dell’Asp di Trapani, Antonio Siracusa, ha aggiunto: “Dall’1 giugno il nuovo primario è Francesca Paola Maltese, che è obiettrice. L’azienda, appena ha avuto comunicata la libera scelta della dirigente medico, fermo restando che l’Asp continua a garantire il servizio presso l’ospedale di Castelvetrano, si è mossa subito per dare continuità al servizio: la prossima settimana incontrerà il medico non obiettore del nosocomio di Castelvetrano, per stabilire modalità e funzioni per garantire questo servizio fin da subito anche presso il Sant’Antonio Abate di Trapani”.