Sento odor di leggenda, ma forse è solo Fassino che si staglia all’orizzonte. Le sue profezie potremo raccontarle un giorno ai nipotini. Fassino 1: “Grillo? Fondi un partito e poi vediamo”. Infatti si è visto. Fassino 2: “Appendino? Si sieda al mio posto e vediamo”. Infatti si vedrà. Se per caso Fassino trova il tempo per augurarmi di vincere il Nobel o anche solo il Pulitzer, mi fa felice. Altre considerazioni.
Rotta per Nicodemo (via Orfini). La campagna elettorale “Getta merda addosso alla Raggi” ha funzionato alla grande. Bravo Orfini, brava Rotta, bravo Esposito, bravo Nicodemo. Questa gente ha preso lezioni di strategia dal Poro Schifoso. Idoli.
Il nulla con le Olimpiadi attorno. Il Pd, a Roma, per recuperare terreno ha puntato tutto su Olimpiadi, D’Alema, Asl Civitavecchia-Raggi e Lo Cicero “omofobo”. Tutte tematiche che hanno appassionato i romani come ad Hannibal Lecter appassionava il tofu. Poveracci.
Avvertenza ai giornali(sti). Quel che appassiona i media, tipo D’Alema che dice (forse) “Voto Mazinga” o le seghine mentali di Malagò e Montezemolo, non sposta mezzo voto. Sarebbe ora di capirlo.
Carisma. Giachetti ha sempre quella grinta da Natolia dei bulgari a Mai dire Gol. Il suo finale di campagna elettorale, venerdì, si era rilevato allegro come Luciano Onder. Dopo la mattanza inaudita, ieri Giako è andato in conferenza stampa felicissimo di avere perso. Neanche ha aspettato le prime proiezioni. Era più contento lui di avere perso che la Raggi di avere vinto.
Carisma (2). Giachetti ha sempre la faccia del radicale che, quando gli passi la canna, tira di gusto ma poi si intristisce ancora di più. Un uomo condannato alla mestizia. Strano che uno così abbia perso. Davvero strano.
Maria Ele ci chiama. La Boschi ha telefonato a mitraglia agli elettori romani per convincerli a votare Pd personalmente. Mi pare che ci sia riuscita. Agile, in scioltezza.
M5S a valanga. Grillini versus Renzini 2-0, anzi 6-2 per la dimensione della scoppola. Due vittorie molto diverse. Roma era ormai scontata, al di là dei pallosissimi complottismi dei duroporisti (“I poteri forti trameranno contro di noi”, “Il Fatto ce l’ha con noi”, “Il Bilderberg” e bla bla bla). E’ più un voto contro che un voto pro. I romani, legittimamente, hanno detto: “Cari centrodestra e centrosinistra, avete fatto così schifo che pur di non rivotarvi scegliamo una esordiente dalla faccia pulita”. Torino è tutta un’altra storia. Fassino non ne indovina una mediaticamente, ma come amministratore non era stato l’Armageddon e Torino non è certo messa come Roma. La Appendino è stata scelta: non è un “meno peggio”, ma un “vogliamo lei”. E’ la vittoria perfetta per il M5S, che in ottica nazionale può compensare i naturali problemi che avrà la Raggi in una realtà disastrata. Anche per questo al Pd fa molto più male Torino di Roma: perché a Torino il M5S può dimostrare di saper governare.
C’è del clamoroso. Sei anni fa la Bresso riusciva a perdere con Cota e dava la colpa non a se stessa, ma al M5S che le aveva “rubato” i voti. La Stampa, diretta da Mario Calabresi che oggi casualmente dirige (e affonda) La Repubblica, riverberò al tempo con diligente dovizia una tale minchiata. Sei anni dopo, una delle città più belle e tradizionaliste d’Italia apre le porte ai “rivoluzionari”. Trattasi di rivoluzione copernicana, o giù di lì.
Ribelli rassicuranti. Quando i 5 Stelle (19 ballottaggi vinti su 20) indovinano il nome (e il volto) rassicurante, tipo Appendino o Di Maio, sbancano. Puntualmente. La loro unica strada non può che essere questa: espellere col forcone i Bartolomeo Pepe e le Serenuccia Fucksia; mandare al circo (o a creare profili fake per darsi ragione da soli) le Lombardi e i Giarrusso; “usare” i Di Battista come acchiappavoti/consensi/applausi/like; e dare il colpo di grazia col loro volto più rassicurante, à la Di Maio o Appendino. Se giocano così, Renzi – benché abbia quasi tutti a favore – trema. O tracolla.
Amuleto. Il simpatico hooligan piddino Stefano Esposito ha toccato Roma e Torino e ha affossato entrambe. Genio. Speriamo che si spenda oltremodo anche per il sì a ottobre.
La Destra vive. Napoli, Bologna, Milano: il centrodestra sta benissimo. E’ riuscito financo a perdere anche a Varese. Daje.
Gunny. Dopo avere stravinto per la seconda volta a Napoli, peraltro contro tutti, De Magistris era come sempre incazzatissimo. La sua incapacità di ridere mi fa impazzire e andrebbe insegnata nelle scuole. Secondo me, prima di uscire di casa, De Magistris si allena a fare le facce truci tipo Callaghan.
Esiste ancora? Mi son distratto un attimo: ma Salvini c’è ancora? Vive e lotta sempre in mezzo a noi? Per essere un prescelto, perde quasi più dell’ultimo Milan.
Menopeggio sì/no. Questi ballottaggi ribadiscono una differenza generazionale – e ormai quasi genetica – tra elettorato “tradizionale” e 5 Stelle. Il centrodestra, ai ballottaggi che non lo riguardano, vota 5 Stelle (vedi soprattutto Torino). I 5 Stelle, soprattutto i più giovani (e son tanti), ai ballottaggi che non li riguardano se ne stanno a casa (vedi Milano).
Foglia di fico. Renzi e renzini fingeranno di non avere vissuto la gogna indicibile parlando solo di Bologna (dove la vittoria è sempre stata scontata) e Milano (dove fino a tre mesi fa dovevano vincere al primo turno). A Milano, oltre alla latitanza dei 5 Stelle, ha funzionato il mantra “è la giunta che conta”. E’ passato il messaggio che Sala e Parisi fossero uguali, sì, ma che la giunta di Sala fosse fatta di tanti Bakunin (come no) e quella di di Parisi di tanti Mengele. Milano, mediaticamente, ha “salvato” Renzi. Che ultimamente si accontenta di poco.
Putin ci guarda. Grande sdegno per le foto che ritraevano Renzi mentre smanettava maleducatamente con lo smartphone durante un summit con Putin. Renzi però non stava facendo nulla di male: stava solo whatsappando amenamente con Stocazzo.
Si sogna (1). Renzi è riuscito a perdere (anzi straperdere) a Roma, Napoli e Torino. Già che c’era, ha perso anche a Trieste e Pordenone. Eccetera. Un predestinato vero.
Si sogna (2). Renzi è riuscito a perdere in tutta la Toscana: Sesto Fiorentino (dove si era speso a livello nazionale tutto il Partito), Cascina, Grosseto, Sansepolcro contro un civatiano, Montevarchi, Anghiari (dove la destra mai aveva vinto) e un anno fa Arezzo. Segnalo – da aretino – che molte di queste realtà sono della provincia aretina, la stessa della Boschi, che piace tanto a Cazzullo ma che piace molto meno a chi la conosce. Prima di Renzi la Toscana era tutta rossa e ora pur di sfancularlo votano chiunque. Matteo è Leggenda.
Personalmente parlando. Un pronostico sbagliato (Torino) su 7 (Napoli, Roma, Bologna, Milano, Trieste, Cagliari). Not bad. Avevo promesso che, con un errore, sarei andato al Foglio. Solo che Cerasa ha detto di preferire Luca Bizzarri a me. Ne prendo atto, va detto senza troppo dolore.
E ora scusatemi, ma devo andare a consolare il mio amico Nardella. C’è rimasto molto male. Spiace.