Nonostante tutte le macchine del fango mediatiche messe in funzione negli ultimi giorni contro Virginia Raggi, il ballottaggio di Roma si chiude con una sua netta vittoria. Clamoroso il successo imprevisto della Appendino a Torino. Un 2 a 0 secco per il m5s contro i candidati del Pd, un trionfo pentastellato che non lascia spazio a discussioni, anche perché il m5s conquista ben 19 comuni su 20 in cui si era presentato. Una sconfitta politica grave per il presidente del consiglio, perché indica, più in generale, la conferma del declino del renzismo in tutto il paese.

Fallito dunque il tentativo, da parte di Renzi e dei suoi, di delegittimare, ad ogni costo e con ogni mezzo, la credibilità del m5s per fermarne l’avanzata in vista del referendum di ottobre e delle elezioni nazionali. Il presidente del consiglio si affannerà a minimizzare la svolta storica di Roma aggrappandosi al risultato di Milano, ma la crisi del suo non modello di leadership, il fallimento delle sue non riforme sul piano politico economico e sociale e il cambiamento di clima nel paese sono ormai chiari a moltissimi Italiani. La confusione di tante sue ultime scelte e spot elettorali e l’ansia anticipatoria su referendum e attacchi scomposti alla Raggi, sono sintomi  evidenti del panico che ormai si sta diffondendo tra le fila del Pd renziano.

D’altra parte, cominciano ad affiorare, nell’asfittico ed immobile panorama politico italiano, nuove prospettive di un cambiamento radicale di mentalità da parte dei cittadini elettori. La paura del salto nel buio, la rassegnazione rispetto alle politiche neoliberiste, dettate dai poteri forti e dal pensiero unico, sembrano essere stati superati con la fiducia che la maggioranza dei Romani ha voluto manifestare ad una forza politica nuova e radicalmente diversa dalla partitocrazia. A maggior ragione se si pensa che il m5s ottiene un successo complessivo in elezioni locali, che erano state finora il suo punto debole.

Questo dimostra che la fiducia degli Italiani, in una loro capacità di governo, è cresciuta enormemente nonostante una stampa spesso nemica. Per la prima volta si comincia ad intravvedere, anche a livello nazionale, la possibilità di un’uscita dalle logiche e dalla sottocultura del berlusconismo e della sua continuazione col renzismo, attraverso un  modello sociale e politico, ma anche etico e culturale, del tutto nuovo. Una visione politica alternativa, fondata su valori, regole severe, un senso di appartenenza alla comunità, sul lavoro collettivo e di squadra, diametralmente opposta a quella derivante dall’azione accentratrice di un uomo solo al comando, dalle vecchie logiche dei compromessi al ribasso o dell’inciucio permanente pur di  mantenersi al potere.

Per il m5s, il laboratorio romano potrebbe diventare dunque un trampolino di lancio per il governo del Paese, ma dovranno essere molto bravi, sia nell’azione di amministrazione di una città disastrata, sia nel respingere e contrastare le nuove campagne mediatiche che Renzi, i poteri forti romani, e non solo, scateneranno sicuramente nei prossimi mesi. Insomma, non ci sarà tregua per la candidata del movimento, prima donna nella storia a governare la capitale. Finiti i festeggiamenti, dovrà affrontare una tripla sfida:

1 – quella del difficilissimo tentativo di risanare la capitale, su cui pesano come un macigno l’altissimo debito ereditato e gli occhi puntati dai media di sistema pronti, al minimo errore, a sparare addosso a lei ed al m5s;
2 – tentare di contrastare quei poteri forti che ancora dettano legge nella capitale e che ne controllano parte della stampa e dell’economia attraverso alcune importanti aziende nel campo edilizio e in parte perfino dell’acqua pubblica;
3 – ribattere colpo su colpo, con il supporto soprattutto di Di Battista e Di Maio, alla propaganda renziana che controlla gran parte dei media di sistema.

Per questo, indipendentemente da come la si pensi politicamente, credo occorra dare atto a Virginia Raggi, ed al m5s, d’aver dimostrato un grande coraggio e determinazione nell’accettare una sfida che ricorda molto quella tra Davide e Golia. Con la differenza che, più che di una fionda, alla Raggi e alla sua squadra serviranno dei  solidi elmetti.

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