I pentastellati conquistano tutte le città in cui erano approdati al secondo turno e puntano a Palazzo d'Orleans mentre i dem si affermano solo a Canicattì e Noto: dati che non possono essere snobbati da Renzi, dato che nei prossimi dodici mesi l'isola sarà chiamata ad appuntamenti elettorali ben più importanti dei ballottaggi appena archiviati
Tre ballottaggi su tre al Movimento 5 Stelle e il centrodestra che si impone nelle due principali città. È una vera e propria batosta quella raccolta dal Pd alle ultime amministrative in Sicilia, dove ha perso tutti i confronti diretti con i pentastellati, non riuscendo ad imporsi neanche dove i ballottaggi vedevano ai nastri di partenza la classica contrapposizione centrodestra – centrosinistra. L’isola, in realtà, era la Regione con meno appeal elettorale, dato che alle urne erano chiamati soltanto 29 comuni, 400 mila elettori e nessun capoluogo di provincia. I risultati emersi dalle urne siciliane, però, non possono essere snobbati dal premier e segretario del Pd dato che nei prossimi dodici mesi l’isola sarà chiamata ad appuntamenti elettorali ben più importanti dei ballottaggi appena archiviati. Nel 2017, infatti, andranno in onda le amministrative a Palermo, a Trapani e le elezioni regionali: appuntamenti fondamentali nella lunga marcia di avvicinamento alle prossime politiche. È per questo motivo che, dopo aver finito di analizzare le sconfitte di Roma, Torino e Napoli, il premier e segretario dem dovrà ragionare anche sui dati emersi dalla Regione più a sud d’Italia.
Dove dopo l’exploit del 2012, il M5s continua a crescere: i pentastellati, infatti, conquistano con ampie maggioranze tutte le città in cui erano approdati al secondo turno e – come nel caso di Roma e Torino – lo fanno grazie a due candidate donne. A Porto Empedocle, provincia di Agrigento, Ida Carmina ha sconfitto il dem Orazio Guarraci con il 71,31 percento dei voti, percentuale quasi identica al 71,74 percento che a Favara ha permesso ad Anna Alba di battere Gabriella Bruccoleri del Pd. I dem, tra l’altro, erano addirittura rimasti fuori dal ballottaggio ad Alcamo, storico feudo dell’ex senatore Antonino Papania, per anni ras acchiappavoti della politica locale, recentemente condannato a otto mesi per concorso in voto di scambio. Nella città in provincia di Trapani, infatti, erano approdati al secondo turno Domenico Surdi, del M5s, capace di superare con il 74,88 percento lo sfidante Sebastiano Dara, sostenuto da una lista civica. Numeri che fanno esultare Giancarlo Cancelleri, deputato regionale del M5s, che punta già alle prossime elezioni regionali. “Parte oggi l’Opa per Palazzo d’Orleans – ha detto il leader del M5s isolano – La messe di voti raccolta in Sicilia e in comuni di primissima grandezza in Italia, dimostra inequivocabilmente che la gente ha voglia di cambiare drasticamente rotta. I tempi sono maturi per la prima regione a guida 5 stelle”.
E se gli scontri diretti con il movimento di Beppe Grillo restano praticamente un tabù per il Pd, meglio non va altrove, dove al secondo turno si contendevano formazioni più classiche. Come per esempio a Caltagirone, importante centro della provincia di Catania che ha dato i natali a don Luigi Sturzo, dove il nuovo sindaco è Gino Ioppolo, sostenuto da una coalizione di centrodestra, dopo aver sconfitto il dem Francesco Pignataro. Disastrosa anche la performance dem a Vittoria, dove il Pd era già fuori dai giochi al primo turno, che ha visto l’affermazione del centrodestra di Giovanni Moscato sull’ex sindaco Francesco Aiello, sostenuto da Sicilia Futura, la lista fai da te creata dall’ex ministro Salvatore Cardinale. Entrambi i candidati, tra l’altro, sono indagati per voto di scambio, dato che a pochi giorni dal voto la città in provincia di Ragusa è stata scossa da un’inchiesta della procura di Catania che coinvolge in totale nove persone. E se a Giarre, in provincia di Catania, il Pd si presentava diviso (il nuovo sindaco è Angelo D’Anna sostenuto da una lista civica e da un pezzo di partito), gli unici centri in Sicilia dove i dem possono esultare sono Canicattì, nell’agrigentino, dove si impone Ettore Di Ventura, e Noto con la rielezione di Corrado Bonfanti. Come dire che per il partito che governa la Regione dal 2012 c’è davvero poco da festeggiare.