Inizia subito con un attacco al “Sistema Torino”, il sistema di intrecci e relazioni che domina settore importanti della città. Chiara Appendino, nuova sindaca a cinque stelle, chiede un “passo indietro” all’ex ministro del governo di Mario Monti, Francesco Profumo, nominato dall’ex primo cittadino Piero Fassino alla guida della Compagnia di San Paolo, potente fondazione bancaria. Non solo. Il suo messaggio sarebbe indirizzato anche a Paolo Peveraro, ex assessore delle giunte di Sergio Chiamparino posto alla guida di Iren, la multiutily del Nord. “Credo che chi ha fatto certe scelte che io ho anche contrastato, come aumentare gli stipendi, debba fare un passo indietro”, è la frase che l’eletta pentastellata pronuncia al termine della conferenza stampa. Il riferimento è ai 400mila euro in più stanziati per le spese di funzionamento degli organi della fondazione dal Comitato di gestione della Compagnia. Atto che il Consiglio dovrà ratificare il 4 luglio.
La Compagnia dal canto suo risponde a stretto giro facendo sapere che “l’ipotesi di accantonamento di 400.000 euro è stata formulata per promuovere l’attivazione di organi tecnici quali comitati Scientifici formati da esperti (e previsti dallo Statuto) per contribuire alla definizione delle linee programmatiche del prossimo quadriennio: adempimento, questo, legislativo e statutario. E’ quindi falso affermare che tale importo sia destinato ad aumentare gli emolumenti del presidente e dei consiglieri peraltro caratterizzati da un livello estremamente contenuto rispetto alle altre fondazioni”.
Appendino si dimostra invece più morbida e dialogante su un tema molto discusso in città, la Torino-Lione. “Il sindaco non può bloccare il Tav – premette -, ma porterò avanti le ragioni del No”. Quindi non seguirà immediatamente l’esempio di alcuni comuni No Tav della Val di Susa e del Comune di Venaria (cittadina alle porte del capoluogo guidata dal sindaco M5S Roberto Falcone), che hanno abbandonato il tavolo istituzionale con il governo. Lei a quel tavolo vuole sedersi e discutere: “Valuteremo attentamente le loro ragioni e le ragioni del no. Se non c’è dialogo me ne andrò”.
Un dialogo lo aprirebbe anche con John Elkann, che questa mattina le ha fatto gli auguri. In lei il presidente di Fca e di Exor vede la possibilità di continuare la tradizione di buon governo della città: “Quello che l’elettorato ha espresso con il voto è la volontà di cambiare”, ha detto Elkann. “L’auspicio è che, nel cambiamento, sia mantenuta quella che è la tradizione forte di questa città”. La sindaca Appendino, figlia di Domenico, ex braccio destro dell’attuale presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato, si dice pronta a incontrare il rampollo della famiglia Agnelli perché con il suo incarico “si deve parlare con tutti i soggetti che operano col territorio e cercare di massimizzare gli effetti che il territorio può ottenere – ha risposto -. Il mio compito è dialogare con chi ha un ruolo in questa città per far sì che i torinesi possano beneficiarne”.
Per portare benefici anche ai cittadini dei quartieri più disagiati Appendino conferma una sua proposta: “In autunno faremo un patto per le periferie con tutte le parti sociali per dare una risposta. Il grido della città non può essere inascoltato”. Un grido di dolore che ha premiato lei e sanzionato Piero Fassino. Nella zona nord, nelle circoscrizioni 5 e 6 della città, la 32enne del M5S ha raggiunto percentuali superiori al 60 per cento, mentre il sindaco Pd uscente ha ottenuto la maggioranza soltanto nella circoscrizione 1 che copre il centro e la Crocetta, elegante zona residenziale.
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