Quando le piazze di Roma e Torino, a risultato ormai definitivo, al termine delle amministrative 2016, gridano «Onestà! Onestà!», è il segno che la corruzione è stata protagonista non secondaria delle elezioni, facendo la differenza – un abisso di differenza – tra la vittoria di persone pulite e la sconfitta del Pd (la destra non la considero affatto) che ha sostenuto candidati non integerrimi, spesso compromessi, difensori di privilegi. Il colmo del malaffare si ha nella protervia ormai diuturna di un presidente del Consiglio, Matteo Renzi, giunto a Palazzo Chigi per tradimento politico, senza legittimazione elettorale, autonominatosi «signore d’Italia» a spese degli italiani. Al suo fianco la ministra Maria Elena Etruria, compromessa, per via di padre, fratello e finanziatori leopoldini, con lo scandalo delle banche a scapito di operai e risparmiatori deboli e pensionati. Forti con i deboli, alleati dei forzuti finanzieri.
La batosta elettorale non li farà rinsavire perché chi ha perso le proprie radici, tradendo i valori della Resistenza e dell’antifascismo, alleandosi con Marchionne e deridendo i sindacati, umiliando il lavoro e denigrando i lavoratori, i giovani disoccupati e gli esodati, calpestando i diritti sacrosanti dei poveri cui chiede indietro anche l’elemosina degli 80 euro, ha solo sete di potere per alimentare il proprio narcisismo.
La batosta elettorale è figlia della ribellione di gran parte della base del Pd che, sentendosi tradita nell’intimo e vedendosi svenduta a Verdini, ad Alfano e a Berlusconi, il cui programma è diventato quello di Renzi, ha deciso di non assecondarlo. A Roma e a Torino il Pd ha preso voti solo tra i ricchi (a Roma ha preso i municipi di Centro e dei Parioli), mentre i voti di operai e pensionati sono andati alle due candidate pentastellate. È astiosa e fascista anche la base Pd? Tutta colpa dei gufi?
La batosta elettorale dà speranza a chi è decisamente per il NO al prossimo referendum costituzionale che il presidente del Consiglio illegittimo ha legato alla sua persona, come un qualsiasi Luigi XV, dichiarando così che la democrazia è solo un supporto temporaneo.
Renzi ha detto a Eugenio Scalfari di essere favorevole a due mandati per il capo del governo, senza sapere che non è possibile, anzi vietato dall’attuale Costituzione (quella del 1948). Il governo in Italia è parlamentare e in Parlamento dà la fiducia per cui il governo intero può essere mandato via in qualsiasi momento, dopo sei mesi, dopo un anno, dopo una legislatura o dopo due.
Ho ricevuto centinaia di e-mail di condivisione al mio appello di non votare Pd e solo due critiche, ma tutte e due con un difetto: portavano ragioni e argomenti da me non trattati. Io parlavo di mele e questi rispondevano pere. Lo stesso nei commenti sul blog de ilfattoquotidiano.it: l’assunto era di non votate Pd. Poi chi voleva votava M5S, o scheda nulla, o bianca, quello che voleva. L’invito era a non votate Pd perché è il partito più conservatore della storia, finto riformista, con un rottamatore che ha rottamato il suo partito. Una lezione di democrazia. Alcuni nella risposta accampano mille argomenti, che esulano dalla domanda cruciale, rifugiandosi nell’antidemocratico «a Renzi non c’è alternativa». Vedremo.
Ora per le vincitrici di Roma e Torino, come per gli altri vincitori, inizia il tempo della responsabilità e della dimostrazione, sapendo che avranno tutti contro e devono stare attente/i ai trasformisti che faranno finta di essere onesti, democratici, amici, pur di salire sul carro e non perdere nemmeno le briciole. Non avrei mai augurato a Virginia Raggi di vincere a Roma che è più di una scommessa, una nuova «creazione», non dal nulla, ma dagli inferi della corruzione e occorrerà lucidità, competenza, trasparenza ossessiva, al centesimo, rigore morale, determinazione.
Auguro ai vincitori di essere «onesti». Prego i vinti di essere umili e amanti del «bene comune». Ai figli e figlie della democrazia di votare NO al prossimo referendum!