La I commissione però trasmette gli atti al procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare
“Non ci sono elementi per sostenere un rapporto di conoscenza del dottor Rossi con il ministro Maria Elena Boschi tale da mettere in discussione il profilo dell’imparzialità e dell’indipendenza del magistrato nella trattazione di vicende processuali che potenzialmente potrebbero coinvolgere parenti del citato ministro”. Per questo la I commissione del Csm ha proposto l’archiviazione per il procuratore di Arezzo Roberto Rossi, titolare delle inchieste su Banca Etruria.
Rossi resta al suo posto anche se alcuni suoi comportamenti possono essere oggetto di una valutazione disciplinare. I magistrati, proponendo al plenum l’archiviazione del fascicolo sul pm, perché non ci sono gli estremi per un trasferimento d’ufficio, hanno trasmesso comunque gli atti al pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare.
Rossi, titolare delle inchieste su Banca Etruria, era finito all’attenzione di Palazzo dei marescialli per
un incarico di consulenza svolto per il governo sino alla fine dello scorso anno. Una circostanza che ha fatto ipotizzare una sorta di conflitto di interessi per il magistrato, per il ruolo di vice presidente della banca di Arezzo ricoperto per qualche tempo da Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme,
Maria Elena.
Per il procuratore di Arezzo la Commissione aveva già chiesto l’archiviazione nel gennaio scorso, dopo averlo ascoltato due volte in audizione. Una decisione su cui c’era stata una brusca marcia indietro dopo che un articolo di Panorama aveva rivelato che Rossi si era occupato di indagini sul padre del ministro, di cui non aveva parlato ai consiglieri, ai quali aveva invece anzi assicurato di non conoscere “nessuno della famiglia Boschi”.
Si era così riaperta l’istruttoria, con una serie di audizioni che avevano coinvolto tra gli altri il
prefetto di Arezzo e i componenti del pool della procura che indagano su Banca Etruria. Era stato sentito nuovamente anche il diretto interessato, che ai consiglieri aveva ribadito di non aver mai avuto una conoscenza personale con l’ex vice presidente di Banca Etruria e di non averlo mai messo in relazione (quando conduceva le indagini su di lui) con il ministro per le Riforme,
visto che all’epoca non si trattava di un personaggio noto.