Sono trascorse poche ore dalla elezione a sindaca di Virginia Raggi a Roma e di Chiara Appendino a Torino e già leggiamo sulla stampa italiana tutti i sintomi dello stupidario sessista. La febbre è alta. Altissima. Riferimenti all’abbigliamento e all’avvenenza, linguaggio informale (per molti giornalisti e giornaliste sono “le ragazze” e Raggi è “a moretta”) o smaccatamente sessista (bambola, bambolina, fatina). Alcuni articoli sono irritanti altri involontariamente comici. Ecco un breve estratto dalla rassegna stampa di due giorni.
Sul Tempo, lunedì, in prima pagina, un fotomontaggio della testa di Virginia Raggi sul corpo di una barbie che con le gambe straccia il logo del Pd, e siccome non era abbastanza ecco l’editoriale di GianMarco Chiocci, dal titolo “Roma In Bambola” che comincia così: “Dal marziano alla fatina, via il chirurgo Marino arriva la bambolina Raggi“. Lui è il chirurgo, lei non è avvocata ma bambolina!
Sul Giornale di ieri a firma di Massimiliano Scafi si può leggere una acuta analisi politica sul colore dei capelli di Virginia Raggi, sul suo abbigliamento e sulla sua avvenenza:”Non è alta, e non è bassa. Non è bella ma nemmeno brutta. Occhi e capelli neri, come tante, abbigliamento discreto ma non dimesso. Tacchi si ma senza esagerare“.
Su Repubblica, ieri, Chiara Appendino veniva presentata come “La neomamma che ha battuto Fassino“. Ci si domanda se lo abbia battuto in fertilità (ma Fassino ha figli e nipoti?).
Su Twitter circola la foto del titolo di un giornale del 1965 che titolava “Le donne nella diplomazia – Speriamo che tengano il segreto” accanto a quella di Libero che oggi titolava le foto di Raggi e Appendino con: “Ma saranno capaci?’ E’ lecito domandarsi se cinquantun anni siano trascorsi invano in questo Paese rispetto alla relazione con le donne.
Il #sessismo casual dei media: riferimenti a estetica e vita privata, informalità per le ‘ragazze Virginia e Chiara’ pic.twitter.com/fwamX8q6gU
— Tania Marocchi (@tmarocchi) 21 giugno 2016
E ancora articoli dove è rarissimo trovare il sostantivo “sindaca” nemmeno fosse una bestemmia. Si può leggere “sindaco”, “signora sindaco”, “sindaco donna” e persino “signora”. Da tempo l’Accademia della Crusca ha detto chiaramente che se un incarico o una professione sono esercitati da una donna è opportuno modificare al femminile la forma, eppure, trovare la definizione sindaca è quasi impossibile (il Fatto quotidiano on line ieri l’ ha finalmente adoperata ma non il Fatto quotidiano cartaceo che ha scelto invece “sindaco”). Cecilia Robustelli esperta di linguistica italiana e del linguaggio di genere, ha curato qualche anno fa, il manuale Donne, grammatica e media scaricabile sul sito dell’Accademia della Crusca. Il testo segue una prima pubblicazione Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo anche questo scaricabile sullo stesso sito. Leggetelo e fate pace una volta per tutte con sindaca, ingegnera, prefetta, ecc.
Su Affaritaliani.it ancora le foto di Raggi e Appendino e il titolo: “Niente tacchi, zero trucco. Avanti Virginia & Chiara”. L’ombretto è indice di cattiva politica? E il rossetto? Andando a leggere l’articolo ecco un’altra analisi politica: “Virginia Raggi primo sindaco donna sta cordialmente sulle scatole a molti perché parla chiaro, non si lascia intimidire, è solida ma anche molto poco sexy esattamente come Chiara Appendino, occhi intensi e look iper-sobrio altro che smalto semi-permanente di Maria Elena Boschi, boccoli sempre inanellati, manicure perfetta“. Ma l’articolista fa la giornalista o in realtà fa la parrucchiera o l’estetista? Se Hillary Clinton sarà eletta alla presidenza degli Stati Uniti, ci vorranno dei Tso.