Ancora un nulla di fatto. Porre limiti alla diffusione delle armi negli Stati Uniti resta un tabù. Davanti ad alcuni familiari delle vittime delle recenti sparatorie, il Senato ha respinto 4 proposte legislative volte ad aumentare il controllo sulla vendita, a nove giorni dalla strage di Orlando, in Florida, costata la vita a 49 persone. Nessuna delle proposte presentate (due dai repubblicani e due dai democratici) ha ottenuto il minimo di 60 voti necessari per andare avanti.
Due delle misure al voto (una democratica, l’altra repubblicana) erano abbastanza simili in quanto a obiettivi, ossia impedire che le persone indagate per terrorismo possano acquistare armi, ma erano differenti nella forma. Quella presentata dal partito democratico concedeva il potere al governo federale, mentre l’altra lo lasciava in mano ai giudici. La terza proposta, presentata dai repubblicani, si concentrava sul tema dell’infermità mentale, per cercare di impedire che le armi cadano in mano a gente con problemi psichici. Inoltre, chiedeva di aumentare i fondi federali per attuare il programma di controllo dei precedenti dei potenziali acquirenti. L’ultima proposta, presentata dai democratici, richiedeva a tutti i compratori di armi di sottoporsi a un test dei precedenti, cosa che oggi non avviene in tutti gli Stati degli Usa.
Cosa è accaduto? Repubblicani e democratici contrapposti si sono annullati a vicenda, sbarrano la strada alle 4 proposte. Ora i primi tacciano i democratici di avanzare proposte oltremodo restrittive, i secondi definiscono le iniziative del fronte repubblicano come deboli ad un livello inaccettabile. Così nemmeno sull’onda dell’emotività dopo la strage di Orlando si esce dallo stallo che caratterizza il dibattito sul tema. Una quinta opzione arriverà in aula nelle prossime ore, ma pur con prospettive più ottimistiche non ci si aspetta la svolta.
Non è valsa nemmeno la maratona di interventi lunga quasi 15 ore e guidata dal senatore del Connecticut Chris Murphy, che pure aveva lavorato ad una intesa bipartisan nella speranza di uscire dalla paralisi. E neanche l’ennesimo appello rivolto da Barack Obama all’indomani della strage di Orlando, secondo cui nel Paese le armi sono “troppo facili da ottenere“.
E la National Rifle Association, la potente lobby delle armi, non ha mancato di cogliere l’occasione per ammonire i politici, sebbene con un particolare affondo diretto ai ‘nemici’ democratici: “Gli alleati del presidente Obama hanno dimostrato di essere più interessati ai giochi politici che ad affrontare la mancata capacità di tenere gli americani al sicuro dalla minaccia del terrorismo islamico“.