Il sesto costruttore giapponese paga lo scandalo di aprile sui dati manipolati nei test sulle emissioni delle microcar. Decisivo per la tenuta dei conti l'intervento di Nissan, che il mese scorso ne ha rilevato il 34% del capitale
Ad aprile la Mitsubishi era stata coinvolta nello scandalo dei test sulle emissioni delle minicar in Giappone, “alterati” fin dagli anni ’90. Oggi la casa giapponese, il sesto costruttore del suo paese, ha annunciato di attendersi una perdita netta per questo anno fiscale di 145 miliardi di yen, pari a circa 1,2 miliardi di euro.
Il rosso preventivato dipende soprattutto dal costo degli indennizzi e dal simultaneo crollo delle vendite, conseguenti allo scandalo stesso, che in Giappone sono diminuite del 41% in due mesi. Mitsubishi ha accantonato circa 9 miliardi di yen (76 milioni di euro) per i rimborsi ai clienti che hanno comprato modelli coinvolti nelle manomissioni, e si attende un onere di almeno 425 milioni di euro per i risarcimenti. Per non parlare della capitalizzazione di mercato: il titolo ha perso in Borsa quasi tre miliardi di dollari da aprile.
“L’entità delle perdite dipenderà anche dall’andamento delle sinergie con Nissan“, ha dichiarato l’amministratore delegato Osamu Masuko. Va infatti ricordato che il mese scorso Mitsubishi ha ceduto il 34% del capitale alla Nissan, per l’ammontare di 237 miliardi di yen, l’equivalente di circa 1,9 miliardi di euro. Soldi che, in teoria, serviranno soprattutto a far fronte alla situazione che si è venuta a creare.