Poco meno di un anno fa, la Guardia di Finanza aveva perquisito le società a lui riconducibili e la sua casa per il secondo troncone di indagine aperta nell'aprile del 2015 su un giro di presunte tangenti
Appena rieletto aveva detto “non sarò il sindaco di tutti”. Anche perché non mandava giù l’inchiesta per turbativa d’asta e concussione che lo vedeva indagato: “I buoni siamo noi e abbiamo sconfitto i cattivi”. Oggi Luca Claudio, sindaco di Abano Terme, è stato arrestato. La sua quarta volta da primo cittadino, la prima e la seconda volta fu eletto a Montegrotto Terme dal 2001 al 2011, sembra già finita. Claudio era stato rieletto con il 52,3% delle preferenze il 19 giugno scorso alla guida di una coalizione di liste civiche dell’area di centrodestra. E se l’era presa subito anche con i sacerdoti: “Cattocomunisti che votano Pd”.
L’indagine era partita l’anno scorso anno per un ipotizzato giro di tangenti – tra il 10 e il 20% – sulla manutenzione del verde, ma per gli inquirenti le bustarelle sono state pagate anche per concessioni edilizie. Gli investigatori hanno ricostruito tutti gli appalti assegnati ad Abano e Montegrotto dal 2008 in avanti. L’operazione, denominata Imperator, ha portato all’arresto dell’ex sindaco di Montegrotto Terme e di tre imprenditori, indagati a vario titolo per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e riciclaggio. Altri 18 persone sono indagate a piede libero: in corso anche 22 perquisizioni.
“È una vera e propria “tangentopoli delle terme” dicono gli investigatori che parlano di un “vero e proprio sistema tangentizio che ha governato l’affidamento di appalti e lavori pubblici dapprima nel Comune di Montegrotto Terme, a partire dal 2008, quando il sindaco Claudio era destinatario di una percentuale varia (dal 10 al 20%) sulle somme liquidate alle aziende che si occupavano della manutenzione del verde pubblico. Sistema esportato – si legge nella nota della Finanza – poi nel Comune di Abano Terme nel 2011 e proseguito in quello di Montegrotto grazie al sodale Massimo Bordin (classe ’60, ora agli arresti domiciliari), passato nel frattempo dalla carica di vice Sindaco a quella di sindaco”.
Per le Fiamme gialle erano “numerosi gli imprenditori costretti a pagare per poter lavorare, consapevoli che se non avessero sottostato al ‘diktat’ del Sindaco del momento, avrebbero perso importanti opportunità di lavoro, fino a non lavorare più per i due comuni termali. Ben sette di essi, nel corso delle indagini, hanno confermato di aver pagato tangenti per lavorare. Nei loro confronti è stato ipotizzato il reato di induzione indebita. In altri casi, soprattutto in presenza di appalti di maggior importo, è stata invece riscontrata una vera e propria “par condicio contractualis”, ossia un incontro libero e consapevole della volontà delle parti, tra pubblici amministratori infedeli ed imprenditori, in questo caso non “vittime” del sistema ma essi stessi attori dello stesso, allo stesso livello dei due Sindaci. L’accusa è in questo caso di corruzione“.
I piccoli imprenditori, quasi sempre gli stessi, operanti per lo più nel settore della manutenzione del verde. pagavano e ottenevano l’assegnazione dei lavori a chiamata diretta. “Il contante era utilizzato anche per sbloccare l’iter di procedimenti – prosegue la nnota – per il rilascio di concessioni e autorizzazioni edilizie, prima lento e difficile, poi, una volta che gli imprenditori avevano compreso la “necessità” di corrispondere utilità al sindaco, miracolosamente efficiente”. Tra gli episodi i 7mila euro versati nel novembre 2012 a Luca Claudio, come prima tranche di una bustarella da 60mila “come contropartita per agevolare il rilascio di alcune autorizzazioni per cantieri edili; ma anche dei 25mila euro per velocizzare una concessione edilizia per la costruzione di una palazzina, sempre ad Abano”. In un altro caso, invece, per imprimere uno sprint alle pratiche relative al cambio di destinazione d’uso da commerciale a residenziale di alcuni immobili a Montegrotto, il sindaco aveva costretto due imprenditori a cedergli un appartamento al prezzo di 65mila euro ovvero alla metà del valore di mercato.