Papa Francesco non li ha voluti. Semplicemente non ha li voluti nella sua residenza, Casa Santa Marta, ma nemmeno nella Basilica di San Pietro i politici italiani. Il loro Giubileo, quello per le donne e gli uomini impegnati nelle istituzioni pubbliche, è stato, infatti, dislocato sapientemente dagli organizzatori nella zona del Laterano, tra la Pontificia Università Lateranense, l’Ateneo del Papa come lo definì san Giovanni Paolo II, e la Basilica di San Giovanni, la cattedrale di Roma.
Un evento tipicamente diocesano, quindi, al quale ha partecipato anche il neo sindaco della Capitale Virginia Raggi, affidato alla cura di monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma e cappellano di Montecitorio, del salesiano monsignor Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, e dal cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma.
Non è la prima volta che Francesco snobba i parlamentari italiani. Nel marzo 2014 aveva fatto molto scalpore l’omelia sulla corruzione che Bergoglio aveva tenuto a braccio davanti a quasi 500 deputati e senatori della Penisola, accompagnati dai presidenti di Camera e Senato e da 9 ministri e 19 sottosegretari. Il Papa sottolineò che al tempo di Gesù c’era una classe dirigente che si era allontanata dal popolo, lo aveva abbandonato, incapace di altro se non di seguire la propria ideologia e di scivolare verso la corruzione.
Dominavano soltanto interessi di partito e lotte interne. A questo punto Francesco spiegò che “è tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore, sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si giustificano, perché Gesù, con la sua semplicità, ma con la sua forza di Dio, dava loro fastidio”.
Al termine della messa, celebrata all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana alle 7 del mattino costringendo deputati e senatori a un’insolita levataccia per raggiungere San Pietro, il Papa aveva lasciato l’altare per la sagrestia senza rivolgere nemmeno lo sguardo ai presenti e senza concedere a nessuno il baciamano e quindi la “photo opportunity”, tranne ai presidenti di Camera e Senato e all’allora sottosegretario Graziano Delrio.
Una decisione che, oltre ad accrescere notevolmente il malumore tra i parlamentari, tirati a lucido per l’occasione, aveva reso ancora più evidente la sofferenza di Bergoglio per quella insolita platea che aveva partecipato alla sua messa mattutina. L’anno successivo, infatti, nessun bis papale con una più sobria celebrazione nella chiesa di San Gregorio Nazianzeno a Montecitorio presieduta da monsignor Leuzzi. Ora nemmeno il Gubileo con il passaggio della porta santa di San Pietro segno eloquente che, per Francesco, il pentimento dei politici non è facile da ottenere.