Gaia Cacciabue per @SpazioEconomia
Annunciato l’8 maggio da Renzi durante un’intervista a Che tempo che fa, il progetto bellezza@governo dà l’idea di essere stato organizzato all’ultimo minuto. Al momento di pubblicare i fondi per la cultura, i signori del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), tirando le somme, devono essersi accorti di poter raccattare ancora 150 milioni, e quindi: perché non destinarli a micro progetti? Perché non dare lo zuccherino alle centinaia di associazioni ed enti locali che stanno a galla a stento, tra burocrazia, benefattori privati e volontari? Detto fatto, nessun investimento in comunicazione (annuncio da Fazio e via) e tre settimane di tempo per segnalare le proposte di recupero, valorizzazione, restauro del patrimonio culturale all’apposito indirizzo email.
Se si pensa che le Eolie (sette isole per un totale di 114,7 chilometri quadrati, meno del comune di Piacenza) hanno presentato 12 diversi progetti, si capisce come l’abitudine ad una così pazzesca ricchezza di bellezze culturali, porti ad essere meno facilmente impressionabili, ma, d’altra parte, anche a porvi minore attenzione: soprattutto quando manca la formazione necessaria per poter apprezzare la rarità o la particolarità di certe opere. In questa folla, si finisce per prestare attenzione solo alle opere più eclatanti (Colosseo, Pompei, David, Duomo di Milano…) e a quelle locali, nei pressi delle quali si è cresciuti, che si incontrano ogni giorno andando a lavoro. Insomma, che si amano per abitudine ed affezione, indipendentemente (o quasi) dal loro valore storico o artistico.
Perché insomma: a tutti gli italiani cervello-muniti capita prima o poi di pensare “che peccato!” guardando una chiesa decrepita, uno scavo lasciato a metà o il minuscolo museo che solo i turisti stranieri dalle guide meticolose vengono ormai a visitare. O peggio ancora capita di visitare qualche attrazione culturale all’estero particolarmente valorizzata e ritrovarsi a pensare: “certo che tutta questa scena per così poco… niente da invidiare alla chiesa di fianco a casa di mia nonna, al museo sconosciuto ai più in fondo alla strada etc. etc.”. Per cui, è vero che, come hanno scritto su alcuni giornali (non molti: l’iniziativa non è stata considerata un granché), 150 milioni sono pochi: servirebbero forse a catalogare e segnalare a dovere tutta la meraviglia, ma credo sia anche vero che, se questi soldi arrivassero davvero tutti a destinazione, senza rotolare in gran parte nelle tasche degli italiani di passaggio, male non farà. Il tempo è scaduto il 31 maggio.
In tutto sono stati segnalati 2.782 luoghi/opere: non tanti, ma, considerando il breve periodo di tempo e la copertura mediatica limitata, poteva andare peggio. Le segnalazioni sono state 139.759, quindi una media di 50 segnalazioni per luogo. È molto probabile che il grosso delle segnalazioni sia scaturito dalla mobilitazione delle associazioni culturali e degli enti locali più pronti a prendere al balzo l’opportunità di procurarsi un po’ di fondi, più che dall’iniziativa dei singoli cittadini. Come annunciato, una commissione ad hoc stabilirà a quali progetti assegnare le risorse e come suddividerle, mentre il decreto di stanziamento relativo all’iniziativa sarà emanato il prossimo 10 agosto. Se tutti i luoghi segnalati dovessero ricevere parte del finanziamento, si tratterebbe di poco meno di 54.000 euro ciascuno. Pochi per un restauro, ma sicuramente ossigeno per un piccolo museo. Non è la rivoluzione: ma è un inizio.