Ieri sera siamo andati a dormire coi sondaggi che davano vincente il Remain (termine un po’ moscio, che esprime paura del cambiamento più che fiducia in un aureo futuro) contro il Brexit (termine figlio di una depressione giunta alla fase dinamica, quella in cui pur di sperare ti affidi allo scossone, alla mossa del cavallo – ma fregandotene degli altri pezzi sulla scacchiera, e qui sta il problema, altrimenti gli scacchi sarebbero un gioco banale).
Stamattina, contro le previsioni serali, ci siamo svegliati coi sondaggi rovesciati dai risultati, e siccome è impossibile sbagliare il sondaggio elettorale riguardo a un’alternativa binaria, dentro o fuori e non per quale fra tanti partiti) ci siamo convinti che un sacco di sondaggisti si sono arricchiti propalando dati fasulli per sfruttare in controtendenza le mosse che essi stessi innescavano nelle Borse e nei mercati monetari.
Poi, come tanti, abbiamo pensato ai Beatles e a Darwin, i due principali contributi della cultura inglese al consumo qualitativo di massa e alla concezione post-sacrale del mondo. Continueremo a condividerli e a ritenerli nostri anche se non possiamo essere sicuri di come avrebbero votato se fossero stati oggi fra noi. Sai com’è, gli inglesi sono tutti un po’ pazzi, almeno quanto noi siamo tutti un po’ cinici.
Ma oltre che pazzi, gli inglesi sono anche notoriamente empirici, e così, ultimo pensiero post Brexit, abbiamo rafforzato la nostra risoluzione a tenerci (pardon: a raccomandare a destra e a manca di continuare a puntarci) le soluzioni semplici e astute che hanno fatto di Londra la seconda capitale dello show business dopo Hollywood. Per cui, anche a Brexit ratificata dal voto popolare (che non è detto che abbia sempre ragione, ma che ha sempre un significato) pensiamo che governo, Rai e i principali soggetti della industria creativa residente in Italia (non usiamo il termine “industria nazionale” perché per qualche tempo preferiamo tenere alla larga quel campo semantico) debbano al più presto imitare, il più pedissequamente possibile, la formula inglese (broadcaster editori, produttori davvero indipendenti, governo regolatore, ma non con le mani in pasta) proprio per metterci tutti in grado di competere con gli astuti albionici nella scalata al mercato mondiale.
Insomma, se davvero si è innescata una corsa al fai da te, pur in presenza e permanenza di una economia globalizzata, sarà bene (e non solo nel campo dello show business, ma anche, tanto per dire, in quello delle riforme costituzionali) mettersi in grado di competere per davvero e non restare a pettinare le bambole del cordoglio per lo sconvolgimento del presepe sovranazionale. Oh, yes!