Polemica tra il presidente della Campania e il ministro dei Trasporti sul nuovo provvedimento: "C'è una parte condivisibile negli sforzi per inserire elementi di trasparenza e rigore, ma altre criticità". Il rappresentante del governo: "Serve a bloccare quel mondo e quelle lobby che vivono di riserve e di varianti"
Scontro a distanza sul nuovo codice appalti tra il governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca e il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. “La nuova normativa è un modo per paralizzare l’Italia”. L’attacco è arrivato dal presidente della Regione nel corso del suo intervento del 23 giugno al convegno di Srm al Banco di Napoli. Gli ha risposto poco dopo il rappresentante del governo: “Vuole bloccare quel mondo e quelle lobby che vivono di riserve e di varianti”. De Luca ha controreplicato accusando il ministro di considerare “i propri atti come pagine del Vangelo”. Il provvedimento nelle scorse settimane ha scatenato numerose polemiche: il presidente dell’Anac Raffaele Cantone ha lamentato un eccesso di discrezionalità nel testo, ma al tempo stesso ha difeso l’impostazione generale del testo criticando chi cerca di demolirlo.
De Luca, considerato molto vicino a Matteo Renzi e al governo, ha attaccato: “La modifica del codice ha una parte condivisibile negli sforzi per inserire elementi di trasparenza e rigore. Ma non possiamo decidere che anche per gli appalti di media dimensione possiamo andare a gara solo con progetti esecutivi e non ci chiediamo chi abbia le risorse per fare questi progetti. Ricordo che per un’opera di venti milioni un progetto esecutivo costa due milioni e nessun soggetto pubblico può investirli. E nessun soggetto privato li investirebbe prima di una gara senza avere certezze”.
Gli ha replicato Delrio dicendo che il codice intende bloccare proprio il mondo delle lobby che “vive di riserve e varianti”: “Stupisce che il presidente De Luca metta in discussione il fatto che siano mandati a gara i progetti esecutivi. E che lo faccia sostenendo che i costi dell’esecutivo incidono per il 10 per cento, quando è noto che al massimo incidono per il 3 per cento”. E ha poi concluso: “Mettere in dubbio la centralità del progetto esecutivo messo a gara, significa mettere in discussione il fondamento del Codice degli appalti, che vuole bloccare quel mondo e quelle lobby che vivono di riserve e di varianti e che sono una delle principali cause della mancanza di esecuzione di lavori pubblici in Italia”.
Il presidente della Campania ha deciso di ribattere poi in serata con una nota in cui ancora insiste sulla sua posizione: “Il ministro Delrio considera i propri atti come pagine del Vangelo. Mi permetto di dissentire. Per quello che mi riguarda considero che il passaggio decisivo per evitare degenerazioni e scorrettezze amministrative nel campo dei lavori pubblici è rappresentato dall’atto della validazione dei progetti da parte del funzionario pubblico. Questo atto, se fatto correttamente e in maniera rigorosa, consente di evitare le lobby delle varianti”. Secondo De Luca ci sono numerosi punti poco chiari nel provvedimento: “Mi è difficile capire, come ho più volte ripetuto, come rispetto a un progetto rigorosamente esecutivo ci possano essere offerte migliorative in una gara fatta secondo i criteri dell’offerta economica più vantaggiosa. E’ evidente che la generalizzazione dei progetti esecutivi, anche per opere limitate, rischia di determinare un allungamento insostenibile dei tempi di avvio delle opere. Non mi convince, altresì, l’obbligo di scegliere i commissari di gara nell’ambito di un Albo nazionale. Immaginare di implementare la trasparenza implementando norme e regolamenti, è semplicemente illusorio”.