Anche i fedeli dell'autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi cavalcano l'esito del referendum inglese. L'allarme per possibili attacchi resta alto, ma i messaggi di gioia per il "Leave" non sono altro che propaganda, da sempre l'arma più forte dello Stato islamico. Soprattutto in un momento così difficile come quello che sta attraversando
Lo Stato Islamico benedice la Brexit e promette nuovi attacchi per “paralizzare” l’Europa. Il giorno dopo il referendum con il quale i britannici hanno deciso di uscire dall’Unione Europea, anche i terroristi del Califfato nero si sono uniti al coro di chi celebra il risultato come un successo, mettendo così benzina nel serbatoio della propaganda jihadista. Con un messaggio lanciato sulla piattaforma di messaggistica istantanea Telegram e diffuso da Site Intelligence Group, centro che monitora i messaggi dei gruppi terroristici sul web, le bandiere nere hanno esultato per la “crisi economica” che a loro parere seguirà al “Leave” della Gran Bretagna, creando grandi difficoltà ai Paesi occidentali, sono convinte che questo è “l’inizio della disintegrazione dei crociati”. Poi la promessa: “Colpiremo Bruxelles e Berlino”.
Il messaggio di giubilo lanciato dai fedeli all’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi è niente di più di pura propaganda diretta ai simpatizzanti di Isis e ai vari lupi solitari sparsi per il Vecchio Continente. La minaccia di nuovi e sanguinosi attacchi c’è ed è concreta, come ha detto anche il premier francese, Manuel Valls, pochi giorni fa e come confermano i numerosi messaggi di allarme lanciati dalle diverse intelligence europee.
Niente, però, direttamente collegato al risultato del voto. Lo sbilanciamento economico-finanziario che potrebbe seguire l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione non gioverebbe o rafforzerebbe comunque la posizione dello Stato Islamico in Europa. Né comprometterebbe l’impegno dei vari Paesi nell’ambito della coalizione occidentale che sta combattendo Isis in Siria. Quello della comunicazione dello Stato Islamico è l’ennesimo tentativo di sfruttare l’attualità a proprio vantaggio, cercando di diffondere la propaganda jihadista, oltre a stimolare e provocare reazioni in soggetti radicalizzati sparsi per l’Europa.
Un atteggiamento, quello dei fedeli ad al-Baghdadi, che va di pari passo con la necessità dello Stato Islamico di promuovere la propria immagine colpendo obiettivi in Occidente. Le continue sconfitte in terra di Califfato, l’imminente caduta di Fallujah e l’assedio di Raqqa e Mosul da parte delle forze governative e delle milizie curde rappresentano il punto più basso nella storia dell’Emirato dal giorno della sua proclamazione. L’immagine dell’organizzazione e del suo leader, elementi che stanno alla base del successo degli uomini in nero, ne sono uscite molto danneggiate. Il rischio che Isis non può correre è proprio quello di perdere appeal nei confronti dei propri simpatizzanti e la supremazia nell’ambito della scena del terrorismo internazionale. Per evitarlo, gli uomini del califfo ricorrono all’arma più potente che hanno: la propaganda. Mandare messaggi ai “fedeli” e stimolare attacchi al cuore dell’Europa ne risolleverebbero la reputazione. Per farlo, si servono di qualsiasi mezzo e pretesto, anche della Brexit.